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Nel 2016 in Emilia-Romagna già 4 tentati femicidi

BOLOGNA - Sono già quattro da inizio

Pubblicato:04-06-2016 13:57
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:49

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violenza donne

BOLOGNA – Sono già quattro da inizio anno i tentati femicidi in Emilia-Romagna. Sono i dati della Casa delle donne per non subire violenza: i femicidi nel 2015 in regione sono stati invece 11. Oggi alle 18.30 si terrà a Bazzano, nel bolognese, un presidio di solidarietà alla donna di 34 anni, al settimo mese di gravidanza, che ha rischiato di morire avvelenata per mano del compagno. A pochi giorni dal brutale femicidio di Sara Di Pietrantonio, scrive in una nota il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna, “assistiamo a un altro gesto della violenza maschile”. Il Coordinamento “chiede risposte e misure concrete per fermare la violenza contro le donne, che in Italia continua a uccidere al ritmo di una donna ogni tre giorni. Dopo tre anni di assenza, lo scorso 10 maggio, a Maria Elena Boschi, attuale Ministra per le Riforme istituzionali, è stata affidata la delega alle Pari opportunità. Dalla ministra Boschi finora non è giunto nessun commento ai recenti fatti di violenza sulle donne che hanno scosso l’opinione pubblica. Nel frattempo, c’è chi manda avanti proposte oscurantiste e vergognose.

I centri antiviolenza in Italia vivono momenti difficili, come “lo storico Centro comunale antiviolenza Donatella Colasanti e Rosaria Lopez di Roma, che è a rischio sgombero. In Lombardia apre un call center per denunciare la ‘diffusione della teoria gender’, cioè di quei progetti nelle scuole che cercano di far ragionare bambine e bambini, ragazze e ragazzi su amore, gelosia e libertà”. Dunque, “il Coordinamento dei centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna richiama l’attenzione delle istituzioni e della società civile sulle cause alla base della violenza contro le donne, che sono di ordine culturale. Il percorso da intraprendere per fermare la violenza è chiaro: fondi ai centri antiviolenza e corsi di educazione al genere e all’affettività nelle scuole“. Dal ministro Maria Elena Boschi “si attendono proposte concrete, non parole di circostanza. Perché è necessario smontare i meccanismi alla base della violenza maschile, che scambia il possesso per amore e non riconosce le donne come persone, negando loro il diritto all’autodeterminazione”, concludono i centri antiviolenza.


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