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Stadio Flaminio, i rugbisti: “Noi pronti se il Comune ce lo vende” VIDEO

È forte l'interesse della Federazione italiana rugby di riportare a nuova vita l'impianto romano di viale Tiziano. L'intervista della DIRE al presidente Gavazzi

Pubblicato:04-05-2017 16:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:11

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ROMA – Fir e stadio Flaminio, un matrimonio che (forse) si farà.

È forte, infatti, l’interesse da parte della Federazione italiana rugby di riportare a nuova vita l’impianto romano di viale Tiziano, quello da dove tutto, o quasi, ha avuto origine: qui, infatti, la Nazionale ha esordito nel Sei Nazioni, era il 5 febbraio 2000, vincendo 34-20 contro i campioni in carica della Scozia.


E poi tante altre sfide, più o meno fortunate, sicuramente storica come quando nel 2007 batterono il Galles conquistando per la prima volta 2 vittorie in una sola edizione del torneo.


L’idea di sistemare il Flaminio, oggi in condizioni di abbandono, riportando attività al suo interno, “viene dal Coni, da Malagò- ha detto all’agenzia DIRE il presidente della Fir Alfredo Gavazzi– e noi l’abbiamo presa al balzo”.

Recuperare il Flaminio “è opportuno”, è un impianto “in cui è iniziata la nostra storia”.

Gavazzi ha ricordato che “all’inizio era difficile riempirlo, poi lo abbiamo riempito, poi ampliato” e la visibilità “è buonissima. Vedere il Flaminio in quelle condizioni ad un appassionato di rugby fa male“.

Ma non solo: “Cerchiamo una sede, e il Flaminio può essere usato anche per attività diverse. Lì ci sono infatti anche palestre e piscine“.

Dalla parte anteriore, invece, “c’è la possibilità di mettere degli uffici”. Al momento “stiamo espletando accertamenti e visure per renderci conto esattamente cosa fare. Vorremmo anche fare un museo del rugby“.

Per quanto riguarda il campo da gioco, “potrebbe servire ad altri sport come anche alla Fir. Stiamo definendo un programma per il Seven a Roma, quindi potrebbe servire per questo. Potrebbe poi darsi che avremo la possibilità di avere una franchigia a Roma, sarebbe la sua casa”.

Attualmente l’Italia ha due franchigie, Zebre e Benetton Treviso, che partecipano al campionato di Pro12 con squadre gallesi, scozzesi e irlandesi. “A noi è dispiaciuto molto anni fa quando non fu possibile ampliarlo. Con 45mila posti sarebbe stato lo stadio ideale per la Nazionale di rugby– ha detto ancora Gavazzi-. Staremo a vedere se il Comune ce lo lascia rivedere, se lo venderà a noi o se farà una convenzione lunga. Intanto stiamo andando avanti”.

GAVAZZI (FIR): DA NOI GARANZIA MIGLIORE

L’Italia continuerà ad ospitare le gare del Sei Nazioni allo stadio Olimpico “ma a noi il Flaminio serve. Dalla Federazione il Comune avrebbe la garanzia migliore”, afferma, con decisione, Gavazzi.

Il numero uno del rugby italiano ha escluso un possibile ritorno all’impianto di viale Tiziano per le partite del Sei Nazioni, ricordando che l’iniziale intenzione di ampliarlo non ebbe seguito.


“Non abbiamo avuto il benestare di Renzo Piano che è il ‘coordinatore’ di tutta quella zona. Non possiamo ampliarlo. E non penso che la Nazionale possa tornare in uno stadio da 22mila persone, ne serve uno da 50mila. La visibilità del Flaminio è eccezionale ma mi rendo conto che se la famiglia Nervi e Renzo Piano non lo lasciano ampliare non possiamo stare in uno stadio del genere“.

Sulla possibilità che che il Flaminio possa diventare sede di una franchigia Gavazzi ha ribadito: “Stiamo lavorando su più fronti, potremmo mettere la franchigia se i romani volessero ma non ho visto un grande entusiasmo. E comunque a noi servono uffici e stadio”.

Presto la Fir dovrebbe incontrare (di nuovo) il Comune. “Dopo aver fatto i rilievi, la mappatura e soprattutto la possibilità se le nostre esigenze saranno assolte come uffici, dopo aver fatto una prima impostazione e progettazione, penso che a fine maggio, primi di giugno, avremo un incontro con il Comune”.

Un nuovo incontro “perché uno l’ho già fatto con il Coni e con il Comune (incontrato l’assessore Daniele Frongia, ndr) e si sono detti disponibili a vedere positivamente la possibilità di un recupero. Ci sono state altre idee, qualcuno ha ventilato la possibilità di trasformarlo in altro. Dalla Fir avrebbero in Comune la garanzia che nessun altro gli può dare”.

STADIO OLIMPICO, GAVAZZI (FIR): CONI LO USERÀ PER INIZIATIVE IMPORTANTI

Lo stadio Olimpico di Roma “è bellissimo per certi aspetti, ma porta grosse difficoltà per altri. L’ospitalità è curata in un certo modo, ci sono sale affascinanti per ospitare. Ma la visibilità è quella che è”, sostiene Gavazzi.

“Con la pista siamo sempre distanti- ha detto Gavazzi-. È una situazione che Coni, Roma e Lazio conoscono. La proiezione oggi è che non servono più stadi da 80mila spettatori. La condizione è avere stadi con un comfort diverso“.

Comfort bene, visibilità un po’ meno all’Olimpico. “Ma non penso che il Coni abbatterà lo stadio per farne uno con nuove tecnologie”, risponde il presidente Fir.

“Il Coni, per quello che ne so, ha idee relativamente allo sfruttamento con delle iniziative importanti. Roma è la città in cui per il Sei Nazioni gli spettatori vengono più volentieri”.

La Roma farà un suo stadio, la Lazio probabilmente altrettanto. L’Olimpico potrebbe diventare uno stadio esclusivamente a uso e consumo del rugby. “Fare altri 2 stadi sarebbe secondo me eccessivo. Forse se Roma e Lazio trovassero un accordo per fare uno stadio insieme sarebbe più ragionato”.

Dopo la rinuncia alla candidatura ad ospitare le Olimpiadi del 2024, sono venute a mancare le condizioni per la candidatura alla Coppa del Mondo del 2023 di rugby. “Alla Fir quello che è stato gravoso è aver dovuto rinunciare alla Coppa del mondo 2023. Avevamo portato dati interessanti, una azione di business per Roma e l’Italia. La Coppa del Mondo in Giappone non avrà lo stesso reddito che in Italia, che attira più stranieri perché è il piu bello del mondo”.

di Adriano Gasperetti, giornalista professionista

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