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La prima uscita di Zingaretti? Un dito nell’occhio del Movimento 5 Stelle

Secondo fonti M5S vicine al governo la mossa sulla Tav del neosegretario dem è un assist a Salvini: "Altro che rottura con il renzismo"

Pubblicato:04-03-2019 18:28
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:11

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ROMA – “E meno male che Zingaretti doveva segnare la rottura col ‘renzismo’. Ci pare solo una mano di rosa sul vecchio Pd, che vuole stare a fianco dei trivellatori d’Italia e degli imprenditori coi soldi altrui”. Parlando con un esponente del M5S che segue esponenti di governo, questo il sentiment che si registra tra i ‘grillini’ dopo la prima uscita pro Tav del nuovo segretario del Pd.

“Ecchecavolo- continua l’esponente del M5S- questo era proprio il momento buono di assestare un colpo a Salvini e alla Lega. Con un Pd più di sinistra anche il M5S poteva dialogare, potevamo anche noi utilizzare la chiave dei 2 forni che sta utilizzando Salvini: con noi e la sponda col centrodestra. Ecco, potevamo metterlo in difficoltà, cercare dei punti d’intesa, addirittura un accordo politico più complessivo. Invece con questa uscita di Zingaretti sulla Tav ora Salvini ha addirtittura 3 forni a disposizione”.

Secondo l’esponente M5S sulla Tav resta il ‘no’ dei grillini, anche se c’è chi sta lavorando ad una revisione del vecchio progetto in chiave ‘mini’ e alla fine vantaggiosa. Proposta che verrebbe poi fatta approvare dal popolo Cinquestelle sulla piattaforma Rousseau.


“Ma questo dito nell’occhio al movimento di oggi- continua il 5 Stelle- provocherà danni anche a sinistra. Ma come, tu Zingaretti parli di economia sostenibile e poi ti allei con gli imprenditori trivellatori, che poi sono imprenditori per modo di dire: col cavolo che investono soldi loro, questi fanno impresa col cul… (si corregge, ndr) coi soldi degli altri, bello fare impresa così”.

Insomma, conclude l’esponente del M5S “ci aspettavamo qualcosa di diverso da Zingaretti. Invece ci sembra che il ‘renzismo’ continui alla grande, che ci sia solo una mano di rosa… tanto poi parlano e comandano i Marcucci”, conclude amaramente alludendo al capogruppo al Senato del Pd, renziano doc.

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