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Centrafrica, Garofalo (Sant’Egidio): “Con accordo pace aria di svolta”

ROMA - "Durante i colloqui ci sono stati diversi momenti di tensione e confronto duro, ma una volta definito il

Pubblicato:04-02-2019 18:49
Ultimo aggiornamento:04-02-2019 18:49

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ROMA – “Durante i colloqui ci sono stati diversi momenti di tensione e confronto duro, ma una volta definito il testo dell’accordo, abbiamo percepito grande soddisfazione. Durante i festeggiamenti, abbiamo persino ballato tutti insieme per la pace. Si respira il clima della svolta: ora manca solo la firma, che avverrà a Bangui nei prossimi giorni”. È ottimista Mauro Garofalo, responsabile Esteri per la Comunità di Sant’Egidio. Raggiunto telefonicamente dalla ‘Dire’, Garofalo è a Khartoum, in Sudan, paese alleato della Repubblica Centrafricana che si è offerto di accogliere i negoziati tra esponenti del governo centrafricano e delegati delle 14 milizie armate per trovare una via d’uscita al conflitto interno che prosegue dal 2012.

 La Comunità di Sant’Egidio, assieme ad altri soggetti della società civile, e con Onu e Unione a africana, si è adoperata per organizzare questo tavolo di pace, poi avviato il 24 gennaio scorso. Un lavoro che prosegue da tempo, e che ha anche visto lo scorso anno a Roma la firma di una tregua, poi disattesa, come tutte quelle che si è cercato di raggiungere in questi 7 anni. A Khartoum in questi giorni i rappresentanti della Comunità hanno offerto “consigli a tutte le parti, che speriamo abbiano aiutato a superare i nodi più delicati”, dice Mauro Garofalo.

 I dettagli del testo, chiarisce l’esperto, “non sono stati ancora divulgati, tuttavia posso anticipare che dà molta speranza. Si è realizzata una convergenza di vedute tra i vari attori. Conforta la partecipazione di tutte le milizie nonché la significativa rappresentanza del governo. Le basi affinché questa bozza sia firmata e poi applicata ci sono tutte. Naturalmente la sua implementazione richiederà molto tempo”. 


La settimana scorsa al Consiglio di sicurezza dell’Onu si è tornati a discutere sulla possibilità di togliere l’embargo sulle armi, una misura caldeggiata anche dalla Chiesa cattolica locale, preoccupata della protezione dei civili, spesso bersaglio delle violenze. Qual è la vostra posizione? “Io penso che ricostruire e armare un esercito sia importante, tuttavia – osserva Garofalo – non è l’elemento principale per riportare la stabilità. Di pari passo bisogna infatti implementare il disarmo dei miliziani, e se lo desiderano, reinserirli nelle forze armate. Sono questi i tre elementi per una pace duratura”. 

Stime delle Nazioni Unite indicano a 200mila gli sfollati del conflitto interno, iniziato per rovesciare il governo di Bangui da gruppi armati afferenti a comunità etnico-religiose e orientamenti politici diversi. Mancherebbe invece una stima dei morti, tuttavia per le Nazioni Unite oltre 2 milioni di civili necessitano di assistenza umanitaria.

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