NEWS:

Cultura. I librai romani a Franceschini: “Ma quale vincolo, abbassa le spese”

I professionisti del settore lamentano tasse esorbitanti. E dicono: "I politici di oggi non leggono..."

Pubblicato:04-02-2016 15:39
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:54

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

LZ  CULTURA  LIBRAI A FRANCESCHINI  MA QUALE VINCOLO  ABBASSA LE SPESE  FOTO_1ROMA – “Ma quale vincolo! Piuttosto Franceschini aiuti le librerie storiche a non chiudere ora”. Eccola la reazione dei librai romani, raccolta dall’agenzia Dire, il giorno dopo l’annuncio del ministro della Cultura di inserire nel disegno di legge sul Cinema un vincolo per impedire il cambio di destinazione d’uso sulle librerie storiche.

“Pensare che un ddl sul cambio delle destinazioni d’uso protegga un’attività è un drammatico esempio del livello di analisi economico-sociale del nostro Paese” afferma Tommaso Gorini, che si divide tra la libreria ‘Equilibri’, in via degli Equi a San Lorenzo, e la ‘Coliseum’ in via del Teatro Valle.

LZ  CULTURA  LIBRAI A FRANCESCHINI  MA QUALE VINCOLO  ABBASSA LE SPESE  FOTO_2Secondo Gorini le parole di Franceschini “sono fumose e tipiche di chi è estraneo al problema. Ci sono diversi fattori che concorrono alla chiusura delle librerie romane; quelli ‘esterni’: affitti incontrollati, spese di gestione altissime, Inps, burocrazia e oneri comparabili a una qualsiasi attività commerciale; quelli ‘interni’ al mondo del libro: assenza totale di una politica culturale strutturata, assenza di norme che regolino il commercio sul web, luogo di anarchie dove proliferano colossi che vendono contro ogni legge a prezzi ribassati, o privati che vendono i propri libri esentasse falsando il mercato”.


Rocco Lorusso, che gestisce insieme a Vincenzo Goffredo la libreria ‘Simon Tanner’ all’Appio Latino, frequentata da scrittori e accaniti bibliofili è ancora più netto: “Una volta che una libreria è chiusa buona notte al secchio: è ora che Franceschini deve fare qualcosa. Parlare di vincoli può avere un senso nel centro storico di Roma, ma in linea generale non è giusto neanche per i proprietari. Le librerie oggi chiudono perché non ce la fanno con le spese- spiega Rocco: Se penso a quanto costa mettere un’insegna, o la tenda esterna… E’ lì che Franceschini dovrebbe intervenire. Negli studi di settore andrebbe specificato cosa può evitare la morte delle librerie”.

Anche Roberto Onofri, della libreria Onofri in via Chiana, nel quartiere Trieste, punta l’indice sugli studi di settore: “E’ il nostro problema. Devono abbassarci le tasse perché siamo oberati“. Poi, però, aggiunge un aspetto di cui si parla poco. “Nessuno lo dice, ma la nuova generazione di politici non legge. Una volta c’erano persone come Andreotti, Martelli, Diliberto, che erano lettori forti e frequentavano le nostre librerie. Oggi dei politici trenta-quarantenni non si vede manco l’ombra. A loro la lettura non interessa”.

Da ricordare, infine, che Roma è l’unica città italiana priva di una manifestazione di livello dedicati ai libri antichi e d’occasione. Il Comune di Roma è stato uno spettatore complice nel caso di ‘Pagine romane’, la fiera del libro usato e d’occasione andata in scena per due domeniche nel 2013 all’Esquilino e poi chiusa per sempre.

di Alessandro Melia,  giornalista professionista

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it