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Sincero, democratico e action man: ecco il bravo manager

I risultati nello studio ‘Bravi Manager Bravi’ promosso da Federmanager e realizzata da The European House Ambrosetti, presentata oggi a Roma.

Pubblicato:03-12-2018 17:43
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:51

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ROMA – Sincerita’, coinvolgimento democratico e azione sono i tre elementi valoriali che distinguono i manager italiani, osservati nell’ambito della ricerca ‘Bravi Manager Bravi’: uno studio sul management efficace e responsabile, promossa da Federmanager e realizzata da The European House Ambrosetti, presentata oggi a Roma.

I RISULTATI DELLO STUDIO

Intesa come trasparenza, la sincerità rappresenta la propensione dei manager verso la condivisione delle informazioni, comune all’81% degli intervistati. Il coinvolgimento democratico è il secondo valore guida. Il 72% del campione ritiene che la leadership debba essere esercitata in modo democratico: per il 42% il processo decisionale deve avvenire mediante la consultazione allargata tra tutte le forze in campo mentre il 30% preferisce modalita’ di leadership a rotazione. Infine, l’azione come elemento di efficacia: quasi la meta’ dei rispondenti (47%) mostra un forte orientamento al problem solving e all’ottimizzazione delle risorse. A questi si aggiunge un 21% che identifica il proprio ruolo nel ‘fare’ piuttosto che nell”essere’ qualcuno. Se questi sono i 3 valori guida del “manager bravo” come persona, l’efficacia e lo spirito imprenditoriale sono le 2 qualita’ riconosciute al “bravo manager” dal punto di vista delle competenze tecniche.


Infatti, su 7 macro-competenze mappate emerge che l’eccellenza operativa, come capacita’ di snellire i processi e l’organizzazione per dare risposte veloci ai cambiamenti, e’ per i manager la prima macro-competenza sia per importanza sia per adozione, con un valore assegnato su scala 1-10 rispettivamente di 8.2 e di 7.4 punti. Al secondo posto, con un punteggio di 7.8 in termini di importanza e di 7.3 in termini di adozione, l’imprenditorialita’, che si esprime, in particolare, nella decisionalita’ veloce e tempestiva e che riflette una forte iniziativa personale.

“Questo studio ci ha confermato la propensione dei nostri colleghi a prendere decisioni in tempi rapidi e la voglia di innovare. Ma abbiamo scoperto anche un’attenzione particolare a valori di responsabilita’ e trasparenza, condivisione e comunicazione che indicano che nel futuro il manager sara’ sempre piu’ un ‘leader’ e sempre meno un ‘capo’”, commenta il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla.

“La capacita’ di snellire i processi e di organizzare il lavoro esercitando una leadership diffusa fara’ sempre piu’ la differenza in un contesto produttivo che sta affrontando trasformazioni epocali legate all’avvento delle nuove tecnologie- ha rivelato Cuzzilla- le imprese che si dotano di manager con queste competenze non solo innovano i modelli di business ma sono anche piu’ competitive sul mercato”.

Secondo i consulenti The European House – Ambrosetti, infatti, la scarsa produttivita’ delle imprese italiane si e’ accentuata: nell’ultimo decennio il tasso di crescita cumulato della produttivita’ tende allo 0 mentre, chi viene subito dopo l’Italia come il Giappone ha registrato un +8%.

L’Italia soffre un gap di managerializzazione consistente a cui si aggiunge un elemento distintivo rispetto a tutti gli altri Paesi: circa il 70% delle imprese familiari italiane che si dotano di figure manageriali, le scelgono all’interno della famiglia, anzichè reclutarle sul mercato del lavoro esterno.

“In assenza di politiche che favoriscano in modo significativo la crescita dimensionale delle aziende italiane sara’ difficile fornire al sistema produttivo una delle risorse chiave per invertire la tendenza, vale a dire la competenza gestionale indispensabile per competere adeguatamente”, scrivono i ricercatori Ambrosetti.

“Alla scarsa managerializzazione delle imprese italiane si reagisce con una nuova cultura di impresa”, spiega ancora il presidente Cuzzilla. “Descriviamo le qualita’ del management italiano non certo per dire che siamo bravi, ma per aumentare il livello di consapevolezza su quanto strategico sia diventato avere in azienda le competenze giuste per innovare ed essere competitivi”.

GRAZIOLI: ”

“Bravi Manager Bravi e’ un ritratto del management italiano- afferma Marco Grazioli, presidente The European House Ambrosetti, illustrando- il rigore metodologico con cui abbiamo condotto lo studio, derivato dalle ricerche sociali degli anni ’60. Pensiamo che si debba ritornare a studiare sul campo le aziende, le istituzioni e le organizzazioni con lo sguardo curioso del ricercatore sociale che, oltre a misurare, cerca di capire attraverso l’ascolto profondo qualcosa di piu’ sui fenomeni che influenzano la produttivita’ del nostro Paese”.

“Ecco perche’ abbiamo voluto studiare il management italiano con il metodo ‘moneyball’ e ‘il bar dell’angolo'”, aggiunge Grazioli, “per costruire i molteplici significati del presente e la possibilita’ di fare ipotesi per il futuro. Abbiamo capito qualcosa che e’ frutto di una misurazione su 1.631 manager e dell’ascolto profondo di 80 manager di 65 aziende differenti. Abbiamo capito qualcosa di piu’, ma molto ancora dobbiamo fare per creare una solida cultura del management in Italia”.

CUZZILLA: “DEFISCALIZZARE LA FIGURA MANAGER”

“Un manager bravo per il futuro deve avere le soft skills. Significa un manager che sappia dialogare, ascoltare e comunicare. Un manager attento al territorio, all’ambiente e alle colleghe”. Lo dice Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, che oggi ha presentato l’analisi ‘Bravi Manager Bravi: uno studio sul management efficace e responsabile’, realizzato da The European House-Ambrosetti. Intervistato dall’agenzia Dire, Cuzzilla spiega: “Questo significa fare la differenza specialmente nelle piccole e medie imprese dove oggi c’e’ un tasso basso di managerializzazione, c’e’ molto impresa familiare. Noi vogliamo fare un grande lavoro con gli imprenditori per far vedere che noi siamo la differenza, che possono tenere alta la bandiera delle loro intuizioni che hanno avuto in questi anni. Su questo- conclude- chiederemo anche dei provvedimenti al governo perche’ l’introduzione di un manager e’ importante in azienda, sappiamo che comporta anche un costo ma defiscalizzando delle voci si puo’ aiutarne l’introduzione nelle piccole e medie imprese che oggi sono la spina dorsale del paese”

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