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Ultimi comizi in Sicilia; in pensione prima con lavori gravosi; 600 sindaci alla Camera

Edizione del 3 novembre 2017

Pubblicato:03-11-2017 16:41
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:51

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ULTIMI COMIZI IN SICILIA, DOMENICA SI VOTA

Ultime ore di campagna elettorale in Sicilia, dove domenica si vota per eleggere il presidente della regione. Salvo sorprese, sarà una corsa a due: Giancarlo Cancelleri, del Movimento 5 stelle, contro il candidato del centrodestra Nello Musumeci. “Siamo la speranza contro il fallimento”, dice Beppe Grillo. Il centrodestra, invece, riparte dal “patto dell’arancino” siglato in un ristorante a Catania dove si sono incontrati Berlusconi, Meloni e Salvini. “Abbiamo gettato le basi del percorso per vincere le elezioni”, assicura il Cavaliere. Il ministro Orlando, infine, punge il Pd: “Dopo il voto in Sicilia si parli di coalizione e candidato premier”.

IN PENSIONE PRIMA CON LAVORI GRAVOSI

E’ partito il confronto tra il premier Paolo Gentiloni e i sindacati sulle pensioni. Dal 2019 per ottenere l’assegno di vecchiaia serviranno 67 anni, Cgil, Cisl e Uil chiedono di bloccare il meccanismo di adeguamento alla speranza di vita e creare pensioni di garanzia per i giovani. Il governo apre ad alcune correzioni per i lavori più gravosi: si parla di 20 mila lavoratori all’anno per i quali non scatterebbe l’aumento dei requisiti. Il 13 novembre nuovo round

600 SINDACI ALLA CAMERA PER DISCUTERE DI FUTURO

600 sindaci e sindache a Montecitorio per discutere delle città del futuro, città migliori dal punto di vista ambientale e sociale, città che siano laboratori per un mondo più sostenibile. Li convoca la padrona di casa, la presidente della Camera Laura Boldrini: “La politica a tutti i livelli deve occuparsi del futuro- spiega- è quindi importante sentire l’esperienza di sindaci e sindache che già stanno mettendo in atto un cambiamento nel modo di raccogliere i rifiuti, di spostarsi all’interno della città, nel modo di improntare le politiche sociali”.


CAPORALATO, PER LE ACLI MISURE INSUFFICIENTI

Troppi ritardi e difficoltà nel contrasto al caporalato, una piaga che coinvolge circa 900mila braccianti. A un anno dall’approvazione della legge pensata per contrastare il fenomeno, le Acli ritengono “insufficienti” le misure concretamente messe in campo contro lo sfruttamento dei lavoratori, tra cui ci sono tanti migranti. In una intervista alla Sir il responsabile welfare delle Associazioni cristiane lavoratori italiani denuncia la nascita di nuovi ghetti, come a Borgo Mezzanone nel foggiano, e dice: “Sui diritti umani dei lavoratori non si dovrebbe mai giocare al ribasso”.

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