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Ecco i giovani che battono la crisi creando impresa: chi sono gli Eet

Sono 2 milioni e 630mila, hanno fra i 15 ed i 29 anni e il loro lavoro vale 2,8% del Pil

Pubblicato:03-11-2016 15:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:15

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ROMA  – Si chiamano Eet, ‘employed educated and trained’, sono 2 milioni e 630mila, hanno fra i 15 ed i 29 anni e il loro lavoro vale 2,8% del Pil. Questa categoria di giovani si contrappone ai Neet, ‘not in education, employment or training’, che sono 2 milioni e 349mila, +31,4% dal 2007, e ogni anno rappresentano una perdita di circa 21 miliardi di euro, pari all’1,3% del Pil.

Il rapporto del Censis ‘Inventarsi il lavoro: i giovani che ce la fanno’ preparato per Confcooperative e presentato oggi a Roma, evidenzia come tra il 2009 e il 2016, considerando solo i settori in cui si manifesta una dinamica positiva, i titolari d’impresa giovani siano aumentati del 32%, arrivando a 175mila di cui il 41,1% al Sud, il 18,5% nelle regioni centrali, 15,7% nel NordEst e 24,7% nel Nord-Ovest.



La dinamica positiva vede crescere del 53,4% il numero dei titolari d’impresa nei servizi d’informazione e altri servizi informatici, del 51,5% nei servizi per edifici e paesaggio, ma anche i settori più tradizionali hanno visto un aumento esponenziale.

Nei servizi di ristorazione e gestione di alloggi per vacanze, infatti, si registrano aumenti rispettivamente del 25,3% e del 55,6%.

Quello fotografato nel rapporto è per il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini un trend “da considerare e accompagnare”. “Bisogna semplificare le procedure per costituire un’impresa – ha sottolineato Gardini all’agenzia DIRE a margine della conferenza stampa di presentazione del rapporto – bisogna rendere accessibile il credito, bisogna accompagnare i giovani nella costruzione di un piano industriale, nella costruzione di un controllo di gestione delle proprie attività. Questo perchè le imprese devono nascere, ma devono anche essere longeve e non devono morire entro i tre anni dalla costituzione. Questo è il grande sforzo che – conclude Gardini – come Confcooperative possiamo portare avanti, anche nella richiesta alle istituzioni”.

Dal rapporto del Censis è emerso anche il peso che assumono i titoli scolastici. Se il 43,5% dei diplomati nel 2011 ha trovato lavoro, la percentuale sale al 72,8% nel caso dei laureati di primo livello a 4 anni dalla laurea fino all’83,1% dei laureati magistrali. La distanza fra i gruppi si misura poi anche in base alla differenza di reddito guadagnato: i laureati di I livello guadagnano 117 euro in meno dei laureati di II livello, che ottengono 1.400 euro di reddito netto mensile, ma con una forbice non indifferente tra uomini e donne, rispettivamente 1575 euro e 1330 euro.

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