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Libia, Barrachina (Unhcr): “Scontri a Tripoli, migranti ostaggio”

"Dove gli scontri sono più intensi i migranti detenuti e ad alto rischio sono oltre 2300"

Pubblicato:03-09-2018 12:06
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:30

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ROMA – “Dove gli scontri sono più intensi i migranti detenuti e ad alto rischio sono oltre 2300; a causa dei combattimenti non riusciamo ad accedere ai centri”: Paula Barrachina, responsabile di Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), risponde all’agenzia ‘Dire’ da Tripoli.

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I quartieri sud della capitale libica, l’area di Abu Salim già roccaforte dei fedeli di Muammar Gheddafi ma non solo, sono ormai da oltre una settimana teatro di combattimenti tra milizie contrapposte. Secondo Barrachina, preoccupazioni particolari riguardano i migranti e i profughi che non possono spostarsi in zone sicure.


“Con le autorità locali e le altre agenzie dell’Onu stiamo valutando le opzioni possibili” dice la responsabile. “Ma al momento non riusciamo più a raggiungere i centri, in particolare le due strutture più esposte, dove vivono rispettivamente 1900 e 450 persone”.

L’allarme violenze era scattato già nei giorni scorsi. Martedì Unhcr aveva coordinato il soccorso di circa 300 rifugiati e migranti, trasferiti dal centro di detenzione di Ain Zara a un’area di Abu Salim ritenuta più sicura. L’operazione era stata condotta insieme con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), Medici senza frontiere (Msf) e il Dipartimento libico per la lotta alla migrazione illegale (Dcim).

Unhcr è impegnata anche nella distribuzione di beni di prima necessità, anche se, sottolinea Barrachina, “in linea di principio si oppone alla detenzione di rifugiati e richiedenti asilo che necessitano di protezione internazionale”.

Rispetto agli sviluppi politico-militari, invece, la responsabile parla di situazione “fluida”. Fonti concordanti hanno riferito dell’arrivo alla periferia occidentale di Tripoli di unità della Forza antiterrorismo, una milizia con base a Misurata che potrebbe intervenire a sostegno del governo di Fayez Al-Serraj e costituire un argine all’avanzata nella capitale avviata a fine agosto dalla Settima brigata di Tarhuna.

Sul piano diplomatico, si muovono anche le Nazioni Unite, con una proposta di negoziato avanzata dalla missione Unsmil: un incontro, aperto ai rappresentanti delle milizie, è stato convocato per domani alle 12. L’appello è a “un dialogo urgente sull’attuale situazione della sicurezza a Tripoli”.

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