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Pedofilia, l’accusa dagli Usa: “Nella Chiesa gli abusi sono un problema sistemico”

"Un problema sistemico all’interno della Chiesa che non può più essere ignorato o tollerato dall’episcopato negli Stati Uniti"

Pubblicato:03-09-2018 09:18
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:30
Autore:

papa francesco
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ROMA – “Un problema sistemico all’interno della Chiesa che non può più essere ignorato o tollerato dall’episcopato negli Stati Uniti”. I membri del National Review Board (Nrb), la Commissione di revisione nazionale istituita dalla Conferenza episcopale americana nel 2002 a seguito degli abusi nella diocesi di Boston, condannano con fermezza gli orribili episodi di violenza da parte di chierici descritti dal rapporto del Gran Giuri della Pennsylvania e sono “rattristati, arrabbiati e feriti per i crimini che sono stati perpetrati anche ai livelli più alti della gerarchia”, riferendosi alle accuse dirette all’arcivescovo McCarrick.

Il National board composto da medici, psicologi, avvocati, docenti universitari e da un ex ammiraglio della Marina militare, ha espresso, da tempo, la sua preoccupazione sul rischio che “i vescovi diventino compiacenti nella loro risposta agli abusi sessuali da parte del clero” e in particolare le recenti rivelazioni sulle diocesi in Pennsylvania sottolineano che non bastano nuovi comitati o nuove procedure, ma serve “un vero cambiamento nella cultura della Chiesa, in particolare tra i vescovi stessi”.

La Commissione parla di “perdita di leadership morale e di abuso di potere che hanno generato una cultura del silenzio, che ha consentito il verificarsi di tali incidenti”. Nel documento presentato pubblicamente sul sito della Conferenza episcopale Usa, non viene taciuto che “l’intimidazione, la paura e l’uso improprio dell’autorità hanno creato un ambiente che è stato favorevolemente sfruttaro dai chierici, inclusi i vescovi, per causare del male ai ai minori, ai seminaristi e alle persone più vulnerabili, mentre la cultura del silenzio ha permesso che l’abuso continuasse virtualmente senza controllo”.


La dura condanna non omette l’impegno di gran parte dei vescovi nel contrastare questi crimini e “sono la stragrande maggioranza”, riconosce il board, ma è anche vero che “ogni volta che un vescovo non agisce, l’intero episcopato è contaminato”. Da qui la necessità di una revisione indipendente delle azioni dei vescovi affidata ai laici come suggerito dal presidente della Conferenza episcopale americana, il cardinale Daniel DiNardo, che proprio nelle scorse settimane aveva chiesto l’aiuto del popolo di Dio in quest’opera di risanamento.

La Commissione nazionale di revisione si candida ad essere uno di questi organi di controllo ed infatti propone “una procedura anonima di denuncia come quelle previste nella società civile dove un organo indipendente come appunto l’Nrb riferirebbe le accuse al vescovo locale, alle forze dell’ordine locali, al nunzio e a Roma”.

La Commissione nelle prossime settimane fornirà una serie di raccomandazioni ai presuli, come richiesto dalla Conferenza episcopale e tra queste sottolineerà l’urgenza di rivedere la Carta per la protezione dei bambini e dei giovani, soprattutto sul punto riguardante i vescovi, al momento esclusi dalle procedure disciplinari, e sulla nozione di “correzione fraterna”, terminologia ambigua che “non definisce le misure concrete da adottare quando un vescovo è accusato di aver commesso abusi sessuali o non ha risposto con fermezza alle accuse di abuso operate da un chierico”.

Una raccomandazione, in particolare, riguarderà la “formazione dei vescovi di nuova nomina sulle responsabilità di leader morali all’interno della Chiesa, poiché non dobbiamo solo pregare per la Chiesa e per le vittime e i sopravvissuti a questi orrori ma dobbiamo agire concretamente per affrontare i problemi” anche a partire da chi guida le istituzioni ecclesiali. E i laici “sono chiamati ad essere coraggiosi nell’aiutare la Chiesa a guarire”.

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