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Dissesto idrogeologico: #italiasicura avvia tavolo di lavoro per un’Italia resiliente – Vd

"L'Italia è tra gli ultimi Paesi per quanto riguarda

Pubblicato:03-07-2015 10:18
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:25

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dissesto“L’Italia è tra gli ultimi Paesi per quanto riguarda la conoscenza del rischio,  soprattutto nei momenti di terrore. Per questo la resilienza deve diventare la nostra forza”. Così Erasmo D’Angelis, direttore dell’Unità già capo della Struttura di missione di Palazzo Chigi #italiasicura contro il dissesto idrogeologico, intervenendo al convegno ‘Ora e sempre resilienza’, svoltosi oggi a Roma, con l’obiettivo di rendere le città sempre più ‘resilienti’. Per resilienza si intende l’insieme delle caratteristiche che rendono le città capaci di adattarsi ad agenti esterni più o meno prevedibili (tsunami, terremoti, alluvioni, per citarne alcuni). Chiave strategica proposta da #italiasicura è la pianificazione strategica anche dello sviluppo urbano, attraverso sinergia tra le attività di prevenzione,  consapevolezza dei rischi tra i cittadini e, come obiettivo ultimo, “veri e propri interventi di autosicurezza da parte delle comunità”, è stato detto.

“Sul territorio vediamo situazioni imbarazzanti”- ha proseguito D’Angelis -Ad ogni rischio alluvione non si può toccare il cornetto o pregare ma bisogna agire prima dell’emergenza”, aggiungendo che “i sindaci delle città devono avere coscienza che per legge sono loro i capi della Protezione civile sul territorio, 8100 persone in totale e in tutta Italia”.

A fare leva sulla responsabilità di chi sta sul territorio anchedissesto1 Fabrizio Curcio, capo del dipartimento di Protezione civile: “non è un caso che la campagna delle Nazioni unite sul rischio sia incentrata sui Comuni che sono il front desk del cittadino”.


E infatti, per Margareta Wahlström, rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio da Disastri, “Il Comune può e deve occuparsi della sua sicurezza”, ricordando che in Italia “siamo passati dalla gestione della catastrofe alla gestione del rischio. Oggi dobbiamo prevenire l’accumulo dei rischi futuri”.

“In Italia si continuano a commettere errori gravi”, ha poi ammonito Gian Vito Graziano, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, spiegando che “opere infrastrutturali anche di grossa valenza strategica vengono realizzate senza aver analizzato con attenzione la storia evolutiva del versante sul quale esse si impostano”. Questo approccio comporta “errori progettuali ancora più gravi perché compiuti in un momento storico in cui le risorse sono ridotte”. E sebbene la norma sulla compatibilità geomorfologica esista, “uno studio di questo tipo non è quasi mai effettuato. I progetti preliminari, almeno quelli redatti entro le pubbliche amministrazioni, seguono le scelte del decisore politico, e il tecnico, generalmente uno soltanto, le esegue frettolosamente”.

Dalla politica, la scelta posta sul tavolo riguarda “riuso e rigenerazione urbana“, come ha detto Barbara Degani, sottosegretario al ministero dell’Ambiente, ricordando che “nella Buonascuola è prevista una nuova materia, ‘cittadinanza attiva consapevole e sostenibile’, per far conoscere ai ragazzi le nostre istituzioni ma anche le regole”.

E una risposta arriva anche dalla Capitale:  “Lavorare sull’emergenza è una sfida molto più grande nelle città metropolitane. ‘Roma resiliente’ è il percorso che stiamo seguendo per essere protagonisti di questo cambiamento”, ha affermato Giovanni Caudo, assessore all’Urbanistica che ha anche annunciato l’iniziativa di coinvolgere “tutti gli assessorati e tutti i soggetti che gestiscono l’acqua”, dato che a Roma “l’area prioritaria è quella sul ciclo urbano delle acque. C’è un progetto supportato dalla Rockfeller Foundation che riguarda 100 città nel mondo, di cui Roma fa parte”. E riferendosi all’indagine svolta sul ciclo dell’acqua da parte dell’assessorato, “abbiamo delle carte che ci indicano quali sono le aree più a rischio, che la popolazione del bacino Tevere-Aniene è di circa 170mila persone e, oltre all’analisi svolta sui due fiumi principali della città, sono stati monitorati circa 13 rii che formano il territorio romano. Purtroppo- rileva Caudo- ci siamo dimenticati che veniamo da un popolo che ha costruito la sua cultura sull’acqua”.

Il convegno è stato organizzato da #italiasicura, insieme al Dipartimento della Protezione Civile, all’Istituto Nazionale di Urbanistica, al Consiglio Nazionale dei Geologi e all’Associazione Nazionale dei Comuni italiani, con la collaborazione dell’Ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio da Disastri.

Serena Tropea, giornalista

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