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Al via a Roma ‘Visionarie’ tra cinema, tv e letteratura

Obiettivo del festival e' rappresentare linguaggi artistici e cinematografici al femminile, con uno sguardo rivolto anche alla scrittura e alla letteratura, e con un focus particolare sulle donne che fanno cinema e televisione

Pubblicato:03-05-2019 14:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:25

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Annamaria Granatello_1.4.1
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Elena Bucaccio e Monica Rametta1.7.1
Giuliana Aliberti

ROMA – Ha preso il via a Roma ‘Visionarie’, la tre giorni tutta al femminile dedicata al ruolo della donna nel cinema, nella televisione e nella letteratura. Ad animare Palazzo Merulana, sede dell’evento, incontri, proiezioni, conferenze e momenti di interazione con il pubblico, alla presenza di grandi registe, sceneggiatrici, scrittrici, produttrici e attrici. Obiettivo del festival e’ rappresentare linguaggi artistici e cinematografici al femminile, con uno sguardo rivolto anche alla scrittura e alla letteratura, e con un focus particolare sulle donne che fanno cinema e televisione. ‘Visionarie’ prevede anche un premio, alla millenial visionaria, per la “visione, il coraggio, la passione”, che e’ stato assegnato ad Adele Tulli per il documentario Normal, al cinema in questi giorni, distribuito da Istituto LuceCinecitta’.

Ad inaugurare ‘Visionarie’ e’ stato il panel ‘La narrazione al femminile – Dal libro alla serie, la catena e’ d’autrice’, al quale hanno preso parte la direttrice di Rai Fiction, Eleonora Andreatta, insieme a sceneggiatrici della serialita’ televisiva italiana e esponenti del panorama culturale, che si sono confrontate sui linguaggi artistici, e sul “potere” dello sguardo “al femminile”. Erano presenti al panel Giuliana Aliberti, Doriana Leondeff, Elena Bucaccio, Giovanna Barni, Monica Rametta con lo sceneggiatore Salvatore De Mola.

Ad aprire i lavori e’ stata l’ideatrice dell’evento Giuliana Aliberti che ha letto il messaggio inviato a ‘Visionarie’ dalla regista Jane Campion e ha parlato del potere dello sguardo femminile e di come il genere possa influenzare la narrazione. Nel corso della mattinata oggetto di discussione e’ stata la scrittura femminile, intesa sia come prodotto di un lavoro realizzato da donne, che dei personaggi femminili che animano opere letterarie e prodotti televisivi e cinematografici.


“La scrittura femminile esiste, ma e’ piu’ giusto parlare di sensibilita’ femminile che di genere femminile- ha dichiarato la sceneggiatrice Doriana Leondeff (‘Pani e tulipani’, ‘Giorni e nuvole’)- Sono stata spesso chiamata a lavorare in quanto ‘specialista nello sguardo femminile’ quasi fosse uno sguardo chirurgico, come se si dovesse intervenire con un bisturi su un corpo difettoso, e questo e’ impossibile. Un film vive di personaggi, di emozioni, come cambiare il femminile senza interferire anche sui personaggi maschili?”. 

“Non credo che esista uno sguardo femminile in se’, ma esiste quello di chi scrive- ha dichiarato la sceneggiatrice Elena Bucaccio (‘Non dirlo al mio capo’, ‘Che Dio ci aiuti’). L’importante non e’ cosa racconti ma come lo racconti. Il bello del nostro lavoro e’ che cambiamo continuamente punto di vista, rimanendo sempre noi stessi”. Monica Rametta, sceneggiatrice di fiction di successo, come ‘Mentre ero via’, ‘Tutti pazzi per amore’ e ‘Sirene’, ha raccontato la sua esperienza nella scrittura della serie tv ‘Io sono Mia’, sulla vita della cantante Mia Martini. “Nel mio lavoro mi sono confrontata con diversi generi, mossa dalla voglia e dall’interesse di raccontare. Lavorare sulla sceneggiatura di ‘Io sono Mia’ e’ stato meraviglioso- ha dichiarato-, ho lavorato sulla donna e cosi’ l’ho conosciuta davvero. Ho avuto molto tempo per realizzarlo: ho iniziato nel 2015, incontrando persone che la conoscevano, come suo padre che all’epoca era ancora vivo. Ho letto libri, ho ascoltato la sua musica e piano piano ho iniziato a conoscerla. Credo che gran parte di cio’ che e’ accaduto a Mia Martini sia dovuto al fatto che fosse una donna di carattere, molto esigente sul lavoro, che voleva dire la sua, che non scendeva a compromessi. E questa cosa l’ha pagata. Credo sia stata davvero massacrata perche’ non riusciva ad aderire al modello di donna in voga all’epoca”.

E sulla fiction, grande successo di questa stagione di Rai 1, si e’ espressa anche la direttrice di Rai Fiction, Eleonora Andreatta: “Di Mia mi interesso’ che era una storia di violenza, di caccia alle streghe. Era una storia di bullismo che parla a tutti, non solo alle donne, e infatti ha avuto un pubblico anche maschile”. Andreatta ha quindi parlato delle linee guida di Rai Fiction che mirano “ad attivare un processo di valorizzazione femminile, lavorando in una direzione che elimini stereotipi di genere. Questo significa realizzare un’offerta di qualita’ che ne favorisca una rappresentazione realistica e moderna, capace di rendere conto della molteplicita’ di ruoli ricoperti dalle donne e della profonda complessita’ di questa figura nell’ambito famigliare e professionale”.

Ad animare il panel, a margine dell’evento, e’ stato un dibattito con il pubblico, dal quale e’ emersa l’enorme difficolta’ che vivono le registe italiane. “E’ vero che nell’ambito della regia c’e’ un grande gap da colmare per le donne, cosi’ come del resto nella fotografia, nella musica e non solo- ha dichiarato Andreatta- Abbiamo iniziato a fare dei passi avanti, ma e’ un lungo percorso che non ha un punto d’arrivo perche’ la partenza e’ troppo vicina. Basti pensare che le donne in magistratura ci sono dal 1963 e che il delitto di onore e’ stato eliminato solo negli anni ’80”.

Nell’ambito della serialita’ televisiva, un passo in avanti in tal senso (suggerito da Andreatta, Bucaccio e De Mola) potrebbe essere l’introduzione stabile della figura dello showrunner, che gestisca la serie dall’inizio alla fine, permettendo a registi differenti di lavorare ai singoli episodi. 

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