ROMA – Se il gas russo ‘sparisse’, cioè senza contare affatto l’apporto di metano dalla Russia agli approvvigionamenti, l’Europa si troverebbe a non saper come coprire il 4,5% della propria domanda di metano. Marco Alverà, amministratore delegato di Snam, lo dice nel corso di un’audizione alla commissione Industria del Senato.
“Se mancasse tutto il gas russo, che a oggi copre il 22% della domanda europea, mancherebbe il 22% di quel 22%, quindi all’Europa mancherebbe il 4,5% del proprio fabbisogno di gas, che non sarebbe coperto”, spiega Alverà, c’è quindi “la necessità di rifornire il sistema” aumentando le infrastrutture di importazione.
La questione è delle infrastrutture di adduzione, i gasdotti e i rigassificatori, e allo stato attuale si registra “un blocco importante che non permette di importare gas che non sia russo”, dice l’ad Snam, “quindi elemento chiave sono interconnesioni e infrastrutture“. Ciò detto, però, “tra gli Stati membri Ue l’Italia è la più diversificata e la più sicura” per l’accesso alle fonti di approvvigionamento, segnala Alverà, aggiungendo che quindi dal punto di vista della sicurezza delle forniture “Austria e Croazia sono beneficiate dall’Italia, visto che sono a noi collegate da una gasdotto”.
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