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A Castelluccio di Norcia tornano i trattori: prima semina sul Pian Grande

"Bisogna seminare, ripartire con tutte le attività economiche e riaprire anche al turismo in vista della nuova fioritura", dicono gli agricoltori"

Pubblicato:03-04-2017 15:50
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:04

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CASTELLUCCIO DI NORCIA – La prima volta dei trattori sul Pian Grande del dopo terremoto sa di vento e nuvole basse. Il sole si affaccia a tratti e mitiga i 4 gradi del mattino. A valle è già primavera, qui i 1.500 metri di quota si fanno sentire. La carovana di agricoltori con i loro mezzi addobbati a festa la scorgi da lontano: tutti in fila indiana, la stretta strada dissestata e le dimensioni dei 29 trattori non permettono di più. Sono partiti da Norcia intorno alle 8. Sono arrivati sulla piana 4 ore dopo. L’andatura delle macchine pensate per domare la terra e non per sfidare l’asfalto, detta i ritmi della giornata. La colonna scala lentamente il fianco della montagna e si presenta da dietro l’ultimo tornante. Sono verdi e rossi, con le grandi bandiere gialle della Coldiretti, quelle col tricolore nazionale e due a ricordarci che siamo in Europa: tutte a ribadire che, nell’immensa piana umbra, gli agricoltori di Castelluccio non sono soli. Nonostante tutto.

Dal fondo valle non si scorgono i colori: ad annunciare il serpente di mezzi agricoli, i fari accesi, che dalla piana sono luci piccolissime e intermittenti. Ieri, una colonna dell’esercito composta da 9 camion e due fuoristrada aveva preceduto tutti, portando sul pian Grande 34 macchine, tra erpici, seminatrici. Sulla strada che sale da Pretare, distrutta dalla scossa del 30 ottobre, grandi cumuli di macerie e altri mezzi dell’esercito. I controlli sono fiscali: si sale solo se autorizzati. Tre i posti di blocco: uno ad Arquata, l’altro sul valico di Forca di Presta, l’ultimo sulla piana. Nessun accesso a Castelluccio, la strada è completamente dissestata, il presidio militare blocca tutti all’ingresso del paese.


E’ una giornata memorabile– commenta emozionato all’arrivo Gianni Coccia, operatore di Coldiretti- che segna un punto di ripartenza per tutta la collettività di Castelluccio. Per gli agricoltori, essere tornati di nuovo sulla nostra terra, sul nostro paradiso, dopo tutto quello che è successo, è un momento che segna davvero l’inizio di un nuovo percorso. Essere qui è una grande emozione. Essere rimasti fuori da Castelluccio per 5 mesi è stato un esilio forzato. Oggi toccare di nuovo questa nostra terra dà una sensazione nuova, diversa, bellissima”. Le priorità quali sono? “Ora bisogna seminare per poter dare un futuro ai nostri ragazzi, agli agricoltori e soprattutto alla comunità di Castelluccio e di Norcia – afferma -. Poi ripartire con tutte le attività economiche, potendo riaprire al turismo Castelluccio in vista della nuova fioritura che quest’anno speriamo coincida con la rinascita della nostra terra”. Poi, un appello alle istituzioni: “Bisogna ripristinare il transito sulla provinciale 477, la strada che dà la possibilità di arrivare sulla piana a tutti i turisti”.

Il capannello di giornalisti arrivati per documentare la prima semina del dopo terremoto allenta la presa, si può iniziare ad arare. Quattro mezzi, tra quelli parcheggiati sulla piana, danno le spalle all’unica strada e si dirigono a ovest. Si fermano a pochi chilometri e iniziano a lavorare la terra. A distanza, il rumore dei motori, quando le raffiche danno tregua, e i prati che lentamente diventano campi. Strisce precise, disegnano blocchi mentre un marrone intenso ruba spazio al verde e racconta tutta la forza di una terra fertile, pronta a rifiorire. Tra qualche mese, qui, l’esplosione di colori che ogni anno richiama turisti da ogni parte d’Italia, coprirà, almeno per qualche settimana, anche le cicatrici più profonde.

Natalino Barcaroli si prepara a risalire sul trattore della sua cooperativa. “Adesso si ara per un paio di giorni – spiega -, poi si spianano i campi. Alla fine si semina. E dopo un altro paio di giorni si rulla. Nel frattempo faremo la ‘transumanza’: non avendo più case o strutture di riferimento, andremo avanti e indietro da Norcia, tutti i giorni: partenza alle 7 e ritorno alle 8 di sera. Purtroppo senza un minimo di struttura in cui potersi riparare, seppure per qualche minuto, durante il giorno”. E proprio i ritardi nella riapertura delle strade e la mancata organizzazione di tensostrutture o ricoveri provvisori, avevano portato gli agricoltori a protestare. “Abbiamo un mese di ritardo su tutto e il problema è che se comincia a piovere si va a finire a giugno e la raccolta slitta a settembre, ma la lenticchia in quel caso non ha le condizioni per maturare”. E’ la prima volta che torna a Castelluccio? “No, sono venuto su anche la scorsa settimana – conclude -. Dovevamo seppellire i nostri anziani. Finalmente ci hanno dato le autorizzazioni per riportarli qui, da Norcia. Erano cinque, c’era anche mia madre”.

di Teresa Valiani per Redattore sociale

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