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Mozambico, la Cei contro il furto di terre ai piccoli agricoltori

Il Mozambico e' da anni target privilegiato delle multinazionali

Pubblicato:03-04-2016 11:00
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:30

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croce

Il Mozambico e’ da anni target privilegiato delle multinazionali che acquistano per pochi dollari centinaia di ettari di terreno coltivabile destinati al biodiesel, alla costruzione di strutture per il turismo o alla coltura intensiva di mais. Basta scorrere l’elenco di Paesi e numeri, incrociati dal database di Land Matrix, per notare che il Mozambico in Africa e’ tra i piu’ colpiti dal land grabbing o furto di terre. Sono 89 gli accordi stipulati per l’acquisto o l’affitto di terra ad opera di grandi aziende che hanno sede negli Usa, in Gran Bretagna o in Portogallo. Come la Enerterra, portoghese, che vuole produrre olio di jatropha per farne comune combustibile da esportare. E’ difficile contrastare il fenomeno su larga scala, ma una suora comboniana nella diocesi di Nacala ci sta provando, grazie alla Campagna della Cei ‘Il Diritto di rimanere nella propria terra’, tramite Fondazione Missio, Caritas Italiana e Focsiv. Questo microprogetto presentato dalla Caritas diocesana di Nacala e da Giustizia e Pace – e di cui danno notizia fonti cattoliche – prevede la piantagione di 11mila specie di ‘anacardium occidentale’ (una sorta di noce super proteica) e altri alberi da frutto come mango, papaya e aranci, su una superficie di 76 ettari.

L’iniziativa e’ “doppiamente importante”, come hanno spiegato i responsabili dell’iniziativa, perche’ nasce proprio nella provincia di Nampula, costa nordorientale del Mozambico, dove appena un anno fa i missionari comboniani, in accordo con i contadini della zona, si sono opposti a un progetto di furto di terre da parte del Brasile. “In Mozambico- ha detto la comboniana suor Rita Zaninelli che si batte contro il furto di terra- l’accaparramento di terreni fertili da parte delle multinazionali dell’industria alimentare e dell’estrazione mineraria costringe i piccoli agricoltori locali ad abbandonare la terra, provocando loro un’enorme sofferenza”. I missionari comboniani hanno scritto una lettera aperta qualche tempo fa, denunciando il governo mozambicano che “ha dato la concessione di 102mila chilometri quadrati di terra arabile al Consórcio ProSavana, che e’ costituito da imprenditori mozambicani, giapponesi e brasiliani”. L’obiettivo di questo microprogetto della diocesi vuol esser quello di “sensibilizzare la popolazione locale all’importanza e alla cura del creato, migliorare l’alimentazione delle famiglie attraverso un maggiore apporto vitaminico, avviare un’attivita’ generatrice di reddito nel medio periodo per migliorare le condizioni economiche delle famiglie piu’ vulnerabili”. I beneficiari saranno 76 comunita’ locali composte in media da 200 abitanti, per un totale di 15.200 persone.


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