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Gasdotto Adriatico, il percorso non cambia. Spostarlo costerebbe 650 mln

I costi aggiuntivi per un passaggio a mare

Pubblicato:03-04-2015 14:43
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:14

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gasdotto adriaticoI costi aggiuntivi per un passaggio a mare del gasdotto Rete adriatica “ammonterebbero a 650 milioni, che graverebbero sulle bollette degli utenti”. La centrale di compressione “è stata confermata nel sito di Sulmona quale scelta migliore per la funzione di spinta all’interno delle condotte che si snodano lungo il tratto Sulmona-Foligno”. Risulta quindi “constatata l’impossibilità, sia di modificare il percorso del tracciato, spostandolo dalla dorsale appenninica alla costa adriatica, sia di collocare l’impianto di spinta in un sito all’interno del comune di Cupello, spostandolo da Sulmona”. Lo dice il vice ministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti rispondendo in commissione Industria del Senato a una interrogazione della senatrice grillina del M5S Rosetta Blundo.

Ciò detto, “è bene evitare qualsiasi ipotesi che porti alla riapertura ex novo delle procedure autorizzative”, aggiunge De Vincenti, con una Via completata “secondo le migliori metodologie scientifiche e tecnologiche”. No quindi a riaperture”che allungherebbero i tempi in modo molto consistente- sottolinea il viceministro- ben sapendo quanto sia importante rafforzare la rete di trasmissione del gas nel nostro Paese anche per la messa in sicurezza della fornitura di gas nelle stesse Regioni attraversate”.

In tutto ciò, “nel corso di 10 anni, tanto è durato l’iter amministrativo relativo ai gasdotti in parola, non è mai mancata da parte delle istituzioni centrali e della società titolare del progetto la disponibilità al confronto con le Regioni, con gli enti locali e anche con gruppi di cittadini organizzati” per giungere “alla definizione di un’opera condivisa dal territorio”, sottolinea De Vincenti.


“Il progetto è frutto di una attenta analisi eco-sistemica di dettaglio che ha portato alla scelta di un tracciato che assicura la maggiore compatibilità ambientale possibile- spiega il vice ministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti rispondendo in commissione Industria del Senato- tale assunto si basa sul presupposto fondamentale che l’opera è totalmente interrata e, al termine dei lavori, le aree interessate saranno oggetto di accurate opere di ripristino, sia relativamente alle aree agricole che alle aree incolte, alle aree boschive e, in generale, a tutte le aree naturali”.

In particolare, il tracciato del metanodotto Sulmona-Foligno “è stato individuato dopo una dettagliata analisi di campo, di geologia, geomorfologia e idrogeologia del territorio- spiega De Vincenti- con particolare attenzione ai bacini fluviali principali e a tutti i corsi d’acqua, anche minori, alla natura dei terreni e alle stratigrafie, elaborando specifiche schede per ogni corso d’acqua, progettando le più opportune modalità di attraversamento fluviale e di ripristino morfologico”.

Sono stati analizzati i piani paesistici delle regioni Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche “ed è stata posta particolare attenzione a dispositivi di legge a carattere regionale previsti per la tutela dell’assetto idrogeologico- rileva il viceministro dello Sviluppo economico- il tracciato del metanodotto in progetto è stato individuato secondo una direttrice che riduce al minimo le interferenze con aree sottoposte a vincolo idrogeologico e a fenomeni gravitativi”.

L’interferenza con parchi nazionali e regionali “si riscontra nel lotto funzionale relativo al metanodotto Sulmona-Foligno- prosegue il vice ministro dello Sviluppo economico Claudio De Vincenti- quest’ultimo nella prima ipotesi di progetto prevedeva l’attraversamento di due parchi nazionali e uno regionale”. A seguito di alcune varianti di progetto “la condotta non attraversa più né il Parco nazionale dei Sibillini né il parco regionale Sirente Velino- sottolinea De Vincenti- ma interessa territorialmente solo il Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, ma in misura molto limitata (circa un chilometro) e comunque nei settori più antropizzati”.

Per quel che riguarda i terrmoti “dalle verifiche sui progetti “si evince che, nelle aree ad elevata sismicità, le dimensioni di progetto adottate per la trincea di posa della condotta, unitamente alle caratteristiche di duttilità e flessibilità delle tubazioni in acciaio, permettono alla tubazione di sopportare agevolmente le eventuali deformazioni indotte dal sisma”, aggiunge il viceministro dello Sviluppo. I risultati delle verifiche “hanno, di fatto, evidenziato l’idoneità dello spessore della tubazione a sopportare le sollecitazioni trasmesse dal movimento transitorio del terreno durante l’evento sismico”, aggiunge.

Per quanto riguarda l’eventuale inquinamento “è con il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, divenuta recentemente di competenza del ministero dell’Ambiente, che si verifica la compatibilità dell’attività con i limiti di tutela e salvaguardia, prescrivendo misure puntuali a tutela dei corpi ricettori”, conclude De Vincenti.

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