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Incendio nel ‘ghetto’ di Rignano nel foggiano, morti due migranti

ROMA -  Due uomini africani, probabilmente originari del Mali, hanno perso

Pubblicato:03-03-2017 10:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:58

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ROMA –  Due uomini africani, probabilmente originari del Mali, hanno perso la vita questa notte nell’incendio divampato all’interno del ‘gran ghetto’ di Rignano, nella provincia di Foggia, tra le località di San Severo e Rignano Garganico. Il rogo è scoppiato intorno all’una di notte ed ha avvolto velocemente numerose delle baracche che compongono il ghetto, non lasciando scampo ai due uomini. Sarebbero invece circa un centinaio gli uomini messi in salvo dalle forze dell’ordine e dai vigili del fuoco, già presenti sul posto per presidiare le operazioni di sgombero partite il primo marzo.

Le cause dell’incendio sono ancora da accertare, ma i Vigili del Fuoco giunti per gli accertamenti non escludono la pista dolosa. Il rogo, infatti, ha avvolto un centinaio di capanne in pochi minuti, devastando una superficie di circa 5mila metri quadri. Molte bombole di gas sono saltate in aria e hanno contribuito a rendere ancora più pericolosa la situazione.

Dedalo di baracche di legno e lamiera nel cuore delle campagne foggiane, il ‘ghetto’ di Rignano è stato per anni il luogo in cui molti lavoratori stagionali provenienti dall’Africa si trasferivano per lavorare nell’agricoltura. Una vera e propria cittadina, arrivata a ospitare più di 500 lavoratori, il cui sgombero è stato disposto nel 2016 dalla Dda di Bari per infiltrazioni criminali legate al caporalato nei campi della zona e alle condizioni disumane in cui erano costretti a lavorare e vivere i braccianti agricoli africani. Poprio per la paura di perdere il lavoro nei campi, un centinaio di migranti avevano deciso di restare all’interno del ghetto nonostante le operazioni di sgombero.


Questa non è la prima volta che un episodio simile avviene all’interno del ghetto di Rignano: dal 2012 ad oggi si contano infatti almeno 7 incendi, anche quello di questa notte rappresenta l’episodio più grave.

di Michele Bollino

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