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El Salvador celebra Ramsar, Aics: “Paese prioritario”/VIDEO

Ieri anche El Salvador ha celebrato la Giornata internazionale delle zone umide

Pubblicato:03-02-2017 11:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:52

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ROMA – “El Salvador è un paese prioritario per la Cooperazione italiana. Qui stiamo investendo oltre 55 milioni di euro“. Così il direttore della sede dell’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo (Aics) di El Salvador, Marco Falcone, ai giornalisti accorsi a Suchitoto, nella regione di Cuscatlan, in El Salvador, in occasione dell’incontro organizzato per celebrare la Giornata internazionale delle zone umide. Tale Giornata riunisce i paesi che hanno aderito all’accordo di Ramsar, un accordo internazionale che dal 1971 ha permesso di identificare le più importanti aree umide del mondo e che oggi aderisce agli obiettivi dell’Agenda di Sviluppo 2030.

Anche El Salvador ha voluto celebrare questo appuntamento: oltre ai cittadini di questo territorio, i rappresentanti delle istituzioni: con Aics i funzionari del Ministero dell’Ambiente salvadoregno (Marn), di Iscos – ong patrocinata dal sindacato Cisl – e del Comitato Interinstituzionale Humedal Cerron Grande (Cihcg). Ribadita inoltre la centralità strategica del Progetto ‘Humedal Vivo‘ gestito da Iscos e cofinanziato dall’Aics. A conclusione dell’evento, è stata consegnata ai rappresentanti del Marn la Scheda Ramsar integrata con uno studio sulla situazione attuale dell’area, insieme al Piano di Gestione Sostenibile del Bacino Cerron Grande, entrambi finanziati e promossi dal Progetto Humedal Vivo-Iscos. L’appuntamento di oggi è stato preceduto dalla firma di ieri del nuovo Accordo Quadro Iscos-Marn.


Con le sue 7 zone umide, per un totale di 207.387 ettari di superficie (dati ramsar.org), questo paese dell’America centrale è particolarmente ricco e interessante da un punto di vista naturalistico. I cambiamenti climatici, che stanno facendo sentire forti i loro effetti negativi nel continente, vanno arginati anche attraverso la cura di queste particolari aree. E infatti “senza le zone umide, il mondo morirebbe” ha ricordato Mario Arca, presidente Iscos. “Il nostro obiettivo- ha proseguito- è raccogliere l’appello lanciato a Ramsar nel 1971 – città dell’Iran dove fu firmato l’accordo, ndr – per rilanciare la protezione di questo territorio che El Salvador non può assolutamente permettersi di perdere”. E conclude: “Uno scrittore italiano una volta raccontò in un suo libro che gli uomini, tanto tempo fa, camminavano leggeri sulla terra, perché la rispettavano. Dobbiamo tornare a farlo anche noi”.


“Stiamo cercando di fornire soluzioni ai problemi ambientali attraverso la partecipazione delle organizzazioni locali, e in armonia con le caratteristiche e le risorse che la natura qui presenta” ha spiegato Silvia Lario, rappresentante del ministero dell’Ambiente salvadoregno. “Quest’anno avvieremo nuove collaborazioni per intervenire anche in altre zone umide grazie al Fondo ‘Iniciativa para las Americas El Salvador’ (Fiaes)”, un fondo speciale che riunisce finanziamenti governativi e iniziative delle ong impegnate per l’ambiente. “Quest’anno- ha annunciato- vogliamo che la biodiversità dei nostri ecosistemi raggiunga le persone, sia per loro”. D’altronde “l’ambiente è una responsabilità di tutti” ha sottolineato Gloria de Molina, governatrice di Cabanas.

Marco Falcone, direttore Aics El Salvador

Su quest’ultimo punto ha insistito anche Umberto Malnati, ambasciatore italiano ad El Salvador: “Noi puntiamo sulla partecipazione di tutti gli attori della società civile per la difesa di questo patrimonio, che comprende anche una gran varietà di flora e fauna” e quindi li elenca: “le famiglie e le comunità, per la loro capacità di gestire queste risorse. Le organizzazioni della società civile, incaricate di analizzare la situazione e portare alla luce problematiche legate all’ambiente. Le donne- ha proseguito l’ambasciatore- per il loro imprescindibile bagaglio di valori, conoscenze, e il loro ruolo di guide. Infine, i giovani, a cui spetta la responsabilità di trasmettere il sapere collettivo alle generazioni future”.

di Alessandra Fabbretti, giornalista

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