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Database e app personalizzate, Sifo e il futuro della sanità digitale

Al congresso di Napoli dei farmacisti ospedalieri il punto sulla rivoluzione digitale in sanità, tra app e database

Pubblicato:02-12-2018 12:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:51
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NAPOLI – Cruscotti aziendali per la registrazione e il monitoraggio dei dati, app personalizzate in grado di aiutare i pazienti a ricordarsi di prendere la terapia e dispositivi medici all’avanguardia ‘etichettati’ con tecnologia Rfid in sala operatoria per essere sempre tracciabili. La ‘digital health’ è indubbiamente il futuro, ma quanto è realizzabile nell’Italia di oggi, compatibilmente con il pressante problema delle risorse finanziarie? Di questo si è discusso nell’ultima giornata del 39^ congresso Sifo, la Società dei farmacisti ospedalieri e dei servizi farmaceutici delle aziende sanitarie, che si chiude oggi a Napoli. Il tema della sanità digitale è stato analizzato in una sessione plenaria, molto partecipata, dal titolo “Digital Health: evoluzione delle attività farmaceutiche tra rischi e opportunità”.

LA MOLE DI DATI

“L’innovazione digitale conta tantissimo nella nostra professione. Il punto è che noi abbiamo a disposizione una marea di dati inutilizzati e non riusciamo a trasformarli in informazioni- afferma Alessandro D’Arpino, consigliere nazionale Sifo e tutor della sessione-. Tutte le informazioni che arrivano dalle app, dalle tecnologie Rfid, dai database che gestiamo normalmente come quelli di magazzino, rappresentano informazioni che devono essere restituite ai medici: sono fondamentali perchè servono per prendere decisioni per i singoli pazienti e quindi si traducono in qualità dei trattamenti”.


LE APP IN SANITÀ

Nella sessione sono state prese in rassegna tutte le novità in tema di app, in particolare quelle che aiutano il paziente a migliorare l’aderenza alla terapia consentendogli di tenere un ‘diario’ delle assunzioni di farmaci. “Le app sono il tassello mancante per avere la certezza che i pazienti i farmaci li prendano veramente- spiega ancora D’Arpino-, altrimenti siamo fermi alla prescrizione del medico e alla dispensazione del farmaco, poi cosa succede a casa non lo sappiamo. Dobbiamo fare in modo di essere certi che la terapia prescritta e dispensata diventi anche una vera e propria somministrazione, nei tempi giusti, e questo possiamo farlo grazie alle app. La priorità è sempre la stessa, che tutte queste dati confluiscano all’interno dei nostri sistemi per restituirci informazioni”.

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LA RIVOLUZIONE DIGITALE ALLA PROVA DEI ‘COSTI’

Nella sessione congressuale è stato posto l’accento sul fatto che non tutte le realtà italiane sono proiettate allo stesso modo verso il digitale, sottolineando come in sottofondo ci sia un problema di costi e di investimenti, oltre che di programmazione, e questo a dispetto del fatto che la digitalizzazione è sempre fonte di benefici sotto diversi punti di vista: nell’aderenza alla terapia e nella farmacoutilizzazione, ma anche per l’appropriatezza e l’ottimizzazione delle risorse. “Alcuni step sono già realizzabili con i mezzi che abbiamo a disposizione, perchè nelle nostre aziende a volte abbiamo strumenti che non sappiamo di avere- prosegue D’Arpino-. Dove invece non ci sono strumenti, vanno chiesti: talvolta trovano la loro ragion d’essere in un risparmio che scaturisce dal corretto utilizzo dei prodotti. Non sempre è un investimento, ma un trasferimento di fondi da un silos all’altro”.

UNO SGUARDO AL FUTURO

Per stare al passo con l’innovazione digitale, è fondamentale lavorare sulla formazione. “Dobbiamo investire su questi argomenti in termini di formazione- sottolinea in chiusura D’Arpino-. Siamo impreparati, dobbiamo conoscere quali sono le informazioni importanti che devono essere registrate in maniera strutturata. Tirare fuori le informazioni da dati destrutturati è più difficile che farlo da dati strutturati, dobbiamo dare un contributo alla costruzione dei database in maniera che sia più facile tirar fuori i dati”.

Uno spunto lanciato dalla sessione, infine, è anche la necessità di interrogarsi su quale debba e possa essere il ruolo del farmacista ospedaliero nella governance di questi processi di innovazione.

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