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Il Bardo di Tunisi ad Aquileia, otto opere in mostra in Friuli

ROMA - La statua del dio Giove,

Pubblicato:02-12-2015 19:05
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:40

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Franceschini e Serracchiani

ROMA – La statua del dio Giove, il mosaico con la dea Cerere e quelli con i lottatori. E ancora, la stele di Marco Lucio Fidelis e la testa della statua dell’imperatore Lucio Vero. I tesori del Bardo di Tunisi, il museo che lo scorso marzo ha subito un attentato terroristico, arrivano al Museo archeologico nazionale di Aquileia, in provincia di Udine, e dal 6 dicembre al 31 gennaio 2016 verranno esposte per la mostra ‘Il Bardo ad Aquileia’.

Si tratta di otto opere risalenti a un periodo compreso tra il I e il III secolo dopo Cristo, che dialogheranno con i manufatti aquilesi a testimonianza dei legami e dei collegamenti che caratterizzavano il nord Africa con l’alto Adriatico in età romana. Ma non solo, perché l’iniziativa promossa dalla fondazione Aquileia fa parte di un progetto, ‘Archeologia ferita’, e rappresenta “il primo passo di un percorso” che vuole portare nella città friulana “con cadenza semestrale opere d’arte significative provenienti da musei e siti colpiti dagli attacchi del terrorismo fondamentalista”, ha spiegato Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia, oggi al ministero dei Beni e delle Attività culturali, a Roma, per presentare la mostra insieme al presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, al ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, a Louis Godart, consigliere del Quirinale per la conservazione del patrimonio artistico, e all’ambasciatore della Tunisia a Roma, secondo il quale “la mostra ha un significato particolare in un momento difficile causato dal terrorismo che distrugge il nostro patrimonio che è testimonianza del confronto tra le culture”.


Intanto, grazie all’esposizione costata “circa 100.000 euro”, Aquileia è pronta a ospitare il mosaico della dea Cerere ritrovato a Uthina, due mosaici di ‘lottatori nudi in presa’ provenienti dal tepidarium delle terme di Gigthis, la testa dell’imperatore Lucio Vero da Dougga, la statua del dio Giove da Oued R’mel, la stele funeraria di Marcus Licinius Fidelis, un soldato originario di Lione, in Gallia, che fu sepolto ad Ammaedara, e due ceramiche ritrovate nella necropoli di El Aouja, una brocca decorata a rilievo e un contenitore cilindrico con rappresentazioni di dei e satiri.

“Tenere insieme le nostre culture partendo da una storia raccontata dall’archeologia ferita è un’idea azzeccata- ha detto Serracchiani- si tratta di un segnale importante di vicinanza che Aquileia ha sempre avuto con il Mediterraneo. Dobbiamo ritrovare questo spirito antico e attualizzarlo. Vogliamo fare di Aquileia- ha concluso- un centro culturale di incontro e auspichiamo di dare seguito a questo percorso”. Del resto, la città è iscritta dal 1998 all’Heritage list dell’Unesco e “rappresenta per la sua storia il luogo adatto per riaffermare l’idea di convivenza e dialogo”, motivo per cui ‘Il Bardo ad Aquileia’ ha ricevuto il plauso anche del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nella prefazione al catalogo ha definito la mostra “un gesto di amicizia” che aiuterà a “vivificare i legami profondi che ispirano l’amicizia e la stima tra Italia e Tunisia”.

Per il ministro Franceschini, la mostra “ha un alto valore scientifico, ma anche un messaggio straordinario di dialogo e di incontro. Le opere del Bardo ad Aquileia dimostrano davvero che questo e’ il modo migliore per fronteggiare il terrorismo- ha detto- ovvero tenere aperti i canali di valori comuni e scoprire e far capire sempre di più che intorno al Mediterraneo abbiamo millenni di storia comune che ci debbono unire e non dividere”.

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