ROMA – Sono passati 43 anni dalla morte di Pier Paolo Pasolini. Quarantatre anni da quella tragica notte tra l’1 e il 2 novembre all’Idroscalo di Ostia, quando il poeta, romanziere, regista e intellettuale italiano venne ucciso.
L’omicidio, per cui è stato condannato Pino Pelosi, è rimasto avvolto dal mistero.
L’ultimo atto è quello di luglio 2017, quando è stata consegnata in Procura dall’avvocato Stefano Maccioni, legale del cugino di Pier Paolo Pasolini, un’istanza per chiedere al Pm di acquisire le ‘carte segrete’ custodite in una cassetta di sicurezza che, come ha reso noto l’agenzia Dire, sono in possesso di Alessandro Olivieri, il legale di Giuseppe ‘Pino’ Pelosi.
La lucidità e l’intelligenza di Pasolini gli hanno permesso di essere un intellettuale ‘visionario’, capace di anticipare tanti aspetti dell’Italia di oggi.
Indagò la realtà delle borgate, indugiando su quell’umanità perduta in cui trovava vitalità e verità, spesso occultate invece nei feroci giochi di potere che interessavano sotterraneamente l’Italia di quegli anni. Dalla borghesia al sesso, dal cinema alla religione, fino alla rilettura delle tragedie greche, Pasolini scandagliò il Paese in tutti i suoi aspetti come mai nessuno prima.
Nel video, Franca Leosini legge Pasolini
“Amo la vita ferocemente, cosi disperatamente, che non me ne può venire bene” #FrancaLeosini legge #Pasolini a @StorieMaledette pic.twitter.com/lGjbdYt2Y9
— Rai3 (@RaiTre) 1 novembre 2017
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