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Migranti, Cri Lazio: “A via Ramazzini ora moduli per emergenza casa”

De Nardis: "Nulla di politico in chiusura hub, finita emergenza"

Pubblicato:02-10-2017 13:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:44

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ROMA – “L’Hub vive nel momento in cui c’è il transito dei migranti. A seguito della riduzione degli sbarchi, a seguito delle misure prese dal Governo nel merito, siamo passati da un numero che poteva essere a due cifre ad una riduzione degli afflussi”. L’Hub di via Ramazzini, a Monteverde, una struttura di accoglienza per i migranti nata nel 2016, ha terminato il suo lavoro. Come comunicato dalla Prefettura, sono infatti venute meno le ragioni di urgenza. Il futuro? “Metteremo i moduli abitativi, si sta pensando ad affrontare il tema dell’emergenza casa”.

De Nardis: “Nulla di politico in chiusura hub, finita emergenza”

Adriano De Nardis, presidente della Croce Rossa Lazio, intervistato dall’agenzia Dire, ha spiegato come stanno le cose: “Le persone che erano lì non sono mai state le stesse. Sono state di passaggio per l’hub, per poi essere spostate in strutture diverse. Quando il flusso è terminato, la naturale chiusura è stata dovuta alle normative- ha detto De Nardis- Non c’è nulla di politico come qualcuno vuol far credere”.

L’Hub “vive nel momento in cui c’è il transito dei migranti. A seguito della riduzione degli sbarchi, a seguito delle misure prese dal Governo nel merito, siamo passati da un numero che poteva essere a due cifre ad una riduzione degli afflussi”.


Sottolineando che la Croce Rossa “fa attività dove c’è necessità”, il presidente ha poi spiegato: “Stiamo smontando le tende, metteremo i moduli abitativi, si sta pensando ad affrontare il tema dell’emergenza abitativa. Quella dell’emergenza è una situazione molto grave. Si sono determinate le nuove povertà, è un cambio di prospettiva denunciato già da qualche anno e ora si vedono i frutti. Sono quelli che chiamiamo insospettabili. Sono forme di povertà che riguardano intere classe sociali. Spesso sono i nostri vicini di casa”. Senza dimenticare i ‘working poor’, ovvero “quella classe di persone che pur lavorando sono povere. Prima chi aveva un lavoro riusciva a mantenersi, ora no”.

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