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Nel 2017 vendemmia povera, e ora c’è il rischio ‘fake’ per l’aceto balsamico

L’intero bacino mediterraneo è in crisi. Ci sono problemi anche in Spagna e Francia

Pubblicato:02-10-2017 14:27
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:44

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MODENA – Anche i produttori dell’aceto balsamico di Modena Igp accusano il calo della vendemmia 2017. Se a livello nazionale si stimano volumi medi inferiori del 25% rispetto al 2016, con varie regioni che calano anche del 30-35%, il comparto modenese intravede un quadro ancor peggiore rispetto alla campagna del 2011. E questo per via della contemporanea mancanza di uve da vino anche in Spagna e Francia, che quindi potrebbero rivolgersi a loro volta alla produzione italiana.

“Questa crisi che coinvolge l’intero bacino mediterraneo può determinare una carenza importante di materia prima, tra mosto e vino da acetificare”, segnalano gli addetti ai lavori del consorzio Igp. In questo contesto, “ovviamente”, aumenta fra l’altro il rischio di contraffazioni e speculazioni sui prezzi delle materie prime, che appaiono già in rialzo. Il consorzio dell’aceto di Modena Igp ha quindi intensificato i controlli e sollecitato alle istituzioni “una forte opera di vigilanza soprattutto nelle fasi post-vendemmiali, che di solito sono contrassegnate da disordine e volatilità”.

Restando sulle vendemmie in calo, anche a Reggio emerge il caso ad esempio di Emilia Wine, la coop di Confcooperative nata nel 2014 dalla fusione delle cantine di Arceto, Prato e Correggio, e che spazia dalle pianure di Correggio, San Martino e Rubiera fino ai colli di Arceto, Scandiano, Casalgrande. Mediamente, a causa della siccità la produzione del Lambrusco segna qui -25% ma, più a fondo, la contrazione ha raggiunto il 20% per il vitigno Salamino, il 30-35% per il Sorbara e il 50% per il Lambrusco Grasparossa, colpito dalla brinata di aprile. Il calo maggiore ha interessato comunque l’uva Ancellotta. Ricca di pigmenti coloranti, caratterizzata da media alcolicità e bassa acidità, l’Ancellotta registra una flessione del 30%-35% con picchi del 45%, nella Val d’Enza e nella zona di Masone.


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