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Il Museo ferroviario di Pietrarsa svela i suoi tesori

5 tratte storiche sono già attive in tutta la Penisola. E "ne attiveremo altre", spiega il direttore della Fondazione Ferrovie dello Stato, Luigi Cantamessa

Pubblicato:02-10-2015 13:30
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:35

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PORTICI (NAPOLI) – C’è la riproduzione, datata 1939, del treno con la locomotiva Bayard, gemella della Vesuvio che il 3 ottobre del 1839 inaugurò la storia delle ferrovie italiane percorrendo in circa 10 minuti il primo tratto di strada ferrata della penisola, tra Napoli e Portici, con a bordo Ferdinando II, la famiglia reale e la corte. C’è la carrozza 10 del treno reale costruita dalla Fiat nel 1929 per le nozze di Umberto II di Savoia con Maria José del Belgio. Ma ci sono anche le più popolari Littorine e la E.626, locomotore a corrente continua usato come macchina tuttofare che ha prestato servizio lungo l’intera rete nazionale in testa a treni merci e anche a convogli dedicati ai viaggiatori.

pietrarsa (700 x 467)

Esempio “unico per forma e per dimensioni di archeologia industriale nel Paese”, il museo nazionale ferroviario di Pietrarsa domenica aprirà a tutti i suoi 36mila metri quadrati, di cui 14mila coperti, per un “affascinante viaggio nel tempo tra le locomotive e i treni che hanno unito l’Italia dal 1839 a oggi, in 170 anni di storia delle ferrovie italiane”. Il museo, che fino a domani ospiterà gli Stati generali del Turismo sostenibile organizzati dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, si trova sulla linea ferroviaria che serve il cosiddetto ‘Miglio d’oro’, la zona a sud di Napoli che comprende anche Pompei ed Ercolano, chiamato così per la ricchezza storica e paesaggistica. E in effetti, la grande struttura inaugurata sede museale nel 1989 regala una vista mozzafiato su tutto il Golfo di Napoli.


pietrarsa

Dopo un intervento di restauro conservativo del Reale opificio meccanico, pirotecnico e per le locomotive fondato da Ferdinando II di Borbone nel 1840, come ricorda la grande statua all’esterno, il museo domenica riaprirà con “un open day aperto proprio a tutti: ai viaggiatori, ai pendolari, ai bambini, alle famiglie, ai cultori di storia e di tecnica delle ferrovie. Tutti potranno venire– spiega il direttore della Fondazione Ferrovie dello Stato, Luigi Cantamessa- con un biglietto di 2 euro sarà possibile rimanere tutto il giorno in questo grandissimo sito affacciato sul mare, con una serie di eventi collaterali: recite, concerti e degustazioni”.

Un treno storico degli anni Venti porterà i visitatori da Napoli centrale a Pietrarsa, e viceversa. Quella appena conclusa è la prima tranche di interventi che verranno definitivamente conclusi a gennaio, quando il museo diventerà anche un centro congressi. “Quello che i nostri visitatori vedranno domenica all’open day- aggiunge Cantamessa- è un prototipo molto avanzato di come verrà il museo alla fine dei lavori: un grande padiglione ottocentesco, un esempio unico per forma e per dimensioni di archeologia industriale nel Paese che sarà completamente riportato agli antichi splendori, ma in un’ottica pienamente sostenibile grazie a materiali ecocompatibili, grande isolamento dei tetti e dei pavimenti e soprattutto una bassa emissione generale che consentiranno a gennaio di aprirlo senza togliere la natura del museo nazionale delle ferrovie ma anche con una funzione nuova: centro congressi della fondazione delle Ferrovie dello Stato”. E se l’obiettivo “raggiungibilissimo” è di portare a Pietrarsa 100mila visitatori nel 2016, Ferrovie mette a punto “un modo per rendere il museo dinamico”. Sono le tratte storiche, 5 percorsi già attivi in tutta la Penisola: “Abbiamo riattivato cinque percorsi, dal lago di Iseo alle Crete senesi, dalla Novara-Varallo alla Valle dei templi di Agrigento fino a quello, bellissimo, di Roccaraso che sale fino a 1.300 metri. Ne attiveremo altri. Sono tratte che sarebbero andate perdute- tiene a dire Cantamessa- perché chiuse ai treni del trasporto pubblico locale e a cui noi abbiamo dato una nuova linfa, una nuova veste e funzione: ricamare e arricchire il territorio anziché attraversarlo velocemente”. Tutto, dunque, “rigorosamente a bassa velocità”. (Video in abbonamento)

di Nicoletta Di Placido

Giornalista professionista

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