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Cani e gatti in ospedale dai padroni, l’Ini di Grottaferrata apre le porte

All’Istituto Neurotraumatologico Italiano di Grottaferrata il servizio 'Pet visiting' entra ufficialmente nel protocollo della casa di cura. E l'idea è far arrivare un cane in corsia

Pubblicato:02-06-2019 15:31
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:21

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ROMA – Amici a quattro zampe per allietare la degenza del malato e combattere così solitudine e depressione sul letto di ospedale. All’Istituto Neurotraumatologico Italiano (Ini) di Grottaferrata è ora possibile l’accesso agli animali domestici in visita ai pazienti in diversi reparti della struttura. Le attività assistite con gli animali hanno preso avvio nell’hospice. Il servizio ‘Pet visiting‘, appena inaugurato, entra ufficialmente nel protocollo della casa di cura. Un regolamento interno alla struttura, permetterà l’accesso agli animali d’affezione in visita ai degenti per distrarre dalla malattia e dare sollievo ai malati e ai loro familiari.

“I benefici della pet-therapy sulla qualità di vita e sul senso di solitudine dei malati sono ben documentati- spiega Francesca Bordin, responsabile medico dell’Unità di cure palliative presso l’Ini-. Gli animali possono aiutare a sentirsi meno soli, combattere la depressione, ridurre lo stress e l’ansia del ricovero, offrire svago e distrazione dal dolore e dalla malattia, migliorare la qualità del sonno e promuovere ricordi positivi. In un momento di fragilità personale e familiare, l’arrivo di un cane o la visita del proprio animale riproduce un senso di normalità che spesso si perde lungo il percorso della malattia. Inoltre la mediazione di un animale facilita i rapporti di relazione tra malati, familiari e personale sanitario”.

Il progetto dell’Ini ‘Teniamoci per zampa’ è un percorso piuttosto articolato. “L’Ini di Grottaferrata possiede una peculiarità invidiabile: un hospice interno alla struttura sanitaria, in stretta contiguità con il reparto di oncologia, con cui lavora in integrazione attraverso un modello di ‘simultaneous care’- afferma l’esperta-. Nell’hospice, per consuetudine, gli animali d’affezione possono già entrare e passare un po’ di tempo con i loro padroni. I benefici riscontrati ci hanno ispirato a portare avanti un progetto ambizioso, finalizzato all’adozione e alla permanenza di un cane stanziale che aiuti il personale medico e infermieristico con ripercussioni positive su pazienti, familiari, e operatori sanitari. Sarebbe il primo hospice nel Lazio, il secondo in Italia”.


“Mentre si compiono i passi necessari dal punto di vista legislativo ed organizzativo (il primo è stata l’avvenuta iscrizione della struttura nell’elenco regionale delle strutture sanitarie non specializzate che erogano la Iaa Interventi Assistiti con gli Animali, e siamo la seconda nella nostra Asl)- spiega ancora Bordin- abbiamo deciso di intraprendere una serie di attività grazie alla sensibilità della Direzione della Struttura ed alla collaborazione con l’Associazione del territorio Tendi la Zampa. Sviluppando il progetto poi, abbiamo deciso di aprire anche ad altri pazienti ricoverati nella Casa di cura Ini, in particolare a quelli oncologici, la possibilità di avere visite dei loro animali d’affezione in spazi dedicati, sia all’interno che negli ampi giardini della struttura, secondo procedure stabilite dal regolamento interno appositamente redatto”.

“L’hospice non è un luogo di cura è una filosofia di cura: la filosofia delle cure palliative. Prendersi cura della persona e non della malattia, con i suoi bisogni, fisici, psicologici, sociali, e spirituali, per un sollievo della sofferenza. La legge 38 del 2010 che sancisce il diritto all’accesso alle cure palliative è ancora troppo poco conosciuta dai cittadini e anche dai sanitari. Ben vengano quindi iniziative volte a promuovere la cultura del sollievo. Le condizioni necessarie?- conclude l’esperta- Entusiasmo e motivazione; sinergia e condivisione tra l’equipe di progetto e la Direzione; investimento in rapporto ai costi; forte attenzione al benessere dell’animale; collaborazione con le associazioni del territorio; formazione continua. Il lavoro di squadra è tutto”.

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