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Venezuela, cresce la tensione tra Stati Uniti e Russia. Guaidò convoca sciopero

Ieri manifestazioni in tutto il Venezuela. Due le vittime degli scontri nel Paese latinoamericano

Pubblicato:02-05-2019 08:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:24

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ROMA – È scontro tra Stati Uniti e Russia sul Venezuela. La crisi nel paese sudamericano ha spinto i ministri degli Esteri di Stati Uniti e Russia a un confronto telefonico, dall’esito “glaciale”, come lo definiscono fonti della stampa internazionale. Da un lato, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha accusato Mosca di voler “destabilizzare” il Paese latinoamericano e ha chiesto alla Russia di porre fine al proprio “sostegno al governo di Maduro” e, come fa già “uno schiacciante numero di nazioni occidentali”, di lavorare “per un futuro migliore”.

Sergej Lavrov ha invece denunciato l’azione “distruttiva” degli Stati Uniti in Venezuela, che a detta di Mosca non avrebbe “nulla a che fare con la democrazia”. “E’ piuttosto – ha dichiarato Lavrov – una flagrante violazione del diritto internazionale”. Martedì Juan Guaidò, l’autoproclamato presidente ad interim del Venezuela, sostenuto da un gruppo di militari, ha preso il controllo di una base militare di Caracas e fatto appello al resto dell’esercito di aderire all”Operazione libertà’ per destituire il governo Maduro e “porre fine all’usurpazione”. Un’iniziativa che ha subito ottenuto l’appoggio di Washington. Le autorità venezuelane hanno invece definito l’azione un colpo di stato ordito dalle destre locali grazie al supporto di nazioni straniere e hanno annunciato di essere intervenute per riportare la situazione alla calma.

Ieri manifestazioni in tutto il paese

Molte le manifestazioni anti-governative che sono seguite in tutto il Paese, alcune accompagnate da scontri tra dimostranti e agenti della Forza nazionale bolivariana, a Caracas e in altre città. Secondo Guaido’, nel giorno della Festa internazionale dei lavoratori sarebbero state 397 le manifestazioni contro l’esecutivo in tutto il Paese e 23 quelle “brutalmente represse” dalle autorità. A questo, ha denunciato ancora Guaido’, si aggiungerebbero 32 arresti e 25 feriti, nonché la morte di un dimostrante di 23 anni, Samuel Mendez, che avrebbe invece perso la vita negli scontri di martedì ad Aragua.


Ieri, dal suo comizio nel quartiere El Marqes nella capitale, Guaido’ ha incitato nuovamente la popolazione a ribellarsi contro l’attuale esecutivo e convocato uno “sciopero generale” per oggi.

IL GOLPE FALLITO

(Aggiornamento del 30 aprile)

Scoppia il caos in Venezuela, dopo che questa mattina l’autoproclamato presidente Juan Guaidò ha annunciato che l’esercito si era schierato dalla sua parte, dichiarando finito “il regime di Maduro”.

Guaidò ha quindi lanciato un appello a tutti “i patrioti” a scendere in piazza e, con una grande folla, ha preso il controllo di una base militare dell’aereonautica a Caracas.

Immediata però la risposta di Maduro, che ha parlato di “golpe”, invitando tutti i venezuelani a scendere in campo per “difendere la rivoluzione bolivariana”.

Gli scontri nella capitale, intanto, aumentano di intensità: nel video ripreso in diretta, si vedono i blindati delle forze di sicurezza bolivariane fedeli a Maduro lanciarsi contro i manifestanti.

LEGGI ANCHE: Venezuela, spettro Blackwater per Maduro: ‘Pronti 5000 mercenari’Negli scontri il primo maggio sono rimaste ferite 46 persone. 

Shots fired in #Caracas amid #Venezuela #coup attempt

WATCH LIVE: https://t.co/UERT2LbZN9 pic.twitter.com/EIAuklALBL

— RT (@RT_com) 30 aprile 2019

Guaidò: “L’esercito è con noi, per la dittatura è la fine”

Una “lotta non violenta, nel rispetto della Costituzione, per il bene del Paese” in collaborazione con “le principali unità delle Forze armate del Venezuela, per porre fine all’usurpazione”: questo il messaggio lanciato da Juan Guaidò, leader dell’opposizione e autoproclamato presidente del Venezuela.

In un video diffuso su Twitter, Guaidò lancia un appello alla mobilitazione civile e militare per porre fine al governo di Nicolas Maduro, forte di quella parte “della comunità internazionale che ci sostiene”.

Il leader, dalla base militare de La Carlota, poco fuori Caracas, e all’alba, ha annunciato la “fase finale dell’operazione libertà”, un piano lanciato settimane fa per favorire la caduta del governo e una transizione pacifica nel Paese.

Nel video, alle spalle di Guaidò si vedono dei militari e dei blindati, nonché un altro noto volto dell’opposizione, Leopoldo Lopez, fino ad oggi agli arresti domiciliari.
Le Forze armate che avrebbero aderito all’iniziativa, prosegue Guaidò, “hanno preso la decisione corretta. Sono dalla parte giusta della storia”.

Secondo fonti di stampa concordanti, subito dopo il messaggio sono seguiti scontri tra l’esercito bolivariano e le frange fedeli a Guaidò, con lancio di gas lacrimogeni.
L’emittente ‘Cnn’ riferisce anche di spari uditi nei pressi della base militare, dove Guaidò e i suoi ancora si troverebbero.

#Ahora | ¨Operación Libertad¨, en apoyo al presidente (E) Juan Guaidó, manifestantes lo acompañan junto a Leopoldo López desde el distribuidor Altamira hacia la autopista Francisco Fajardo | Reportó: @esteninf pic.twitter.com/kazNh8VOY6

— Caraota Digital (@caraotablog) 30 aprile 2019

National Guard armoured vehicles move through the streets of Chacao in #Caracashttps://t.co/UERT2LbZN9 pic.twitter.com/6bFBwSm5Zq

— RT (@RT_com) 30 aprile 2019

Ministro della difesa: “Golpe fallito, l’esercito è con Maduro”

Un tentativo di “colpo di Stato” in Venezuela intrapreso oggi da alcuni militari guidati dal leader di opposizione Juan Guaido’ è fallito: lo ha detto in un discorso trasmesso sulle emittenti nazionali il ministro della Difesa, Vladimir Padrino Lopez.

Secondo il ministro, quello di Guaidò è stato “un comportamento mitomane per confondere la popolazione, e spingerle al caos, da parte di un piccolo gruppo di uomini e donne” guidati “da uno pseudodirigente”. Padrino Lopez ha definito l’azione “un atto terroristico, insurrezionale e sovversivo”, con “disertori” che si sarebbero appropriati di fucili, pistole, mitragliatrici e veicoli d’assalto.

Al “colpo di Stato”, definito da Padrino Lopez “insignificante”, il Comando della Forza armata nazionale bolivariana avrebbe dato “una risposta immediata e compatta”.

Il resto del Paese, ha detto il ministro, “è tranquillo, sta svolgendo le proprie attività quotidiane, così come i vari reparti dell’esercito”, rimasti fedeli a Maduro.
“Condanniamo fermamente – ha aggiunto Padrino Lopez – questo tentativo di golpe, espressione dell’ultra-destra venezuelana e dell’imperialismo nordamericano”.

Poco dopo l’annuncio di Guaido’, il governo di Maduro ha invitato i cittadini a raggiungere il palazzo presidenziale di Miraflores per esprimere sostegno all’esecutivo. In un video ottenuto dalla ‘Dire’, si vedono decine di persone intonare slogan a favore del capo dello Stato, sventolando bandiere del

Il sostegno di Washington a Juan Guaidò

Intanto il segretario di stato americano Mike Pompeo ha espresso “il pieno sostegno degli Stati Uniti all’Operazione Libertà”, avviata dal “presidente ad interim, Juan Guaidò”. Washington “sostiene pienamente il popolo venezuelano nella sua richiesta di libertà e democrazia. La democrazia non può essere sconfitta”, il tweet di Pompeo.

In Venezuela, prostrato dagli effetti della recessione e dell’iperinflazione dal 2013, i partiti di destra da tempo chiedono le dimissioni del presidente Nicolas Maduro, ritenuto responsabile della crisi economica.

Maduro però alle presidenziali di maggio 2018 è stato riconfermato a larga maggioranza, ma le opposizioni hanno denunciato brogli e dichiarato illeggittimo il nuovo esecutivo. A gennaio Juan Guaidò, il presidente del Parlamento, citando alcuni articoli della Costituzione ha quindi assunto la carica di presidente ad interim, ottenendo il sostegno degli Stati Uniti e dell’Unione europea, ma spaccando i Paesi dell’America Latina. Le Nazioni Unite continuano invece a riconoscere la legittimità di Maduro. Secondo l’Agenzia Onu per i Rifugiati, dal 2014 oltre 3 milioni di venezuelani hanno lasciato il Paese per sfuggire alle difficoltà economiche.

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