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Csm, Legnini: “Convocazione Zuccaro? Se ci sarà, sarà per acquisire informazioni”

Il numero due del Csm spiega che potrebbe eventualmente muoversi per fare una valutazione preliminare del comportamento del procuratore di Catania

Pubblicato:02-05-2017 08:51
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:10

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ROMA – “Se noi decideremo di aprire una pratica, eventualmente convocando il procuratore Zuccaro, questo non significa affatto che abbiamo già emesso un giudizio. Sarà nel caso una valutazione preliminare finalizzata ad acquisire informazioni, ad avere un quadro della situazione e poi decidere cosa fare”. Lo ha detto a Radio Radicale Giovanni Legnini, il vicepresidente del Csm, nel corso di un’intervista con Massimo Bordin. “Per fatti disciplinarmente sanzionati, previsti, l’iniziativa non spetta al Csm ma come è noto al procuratore generale della Cassazione e al ministro della giustizia- ha premesso Legnini- qualcuno ha detto addirittura che io avrei formulato delle intimidazioni per aver ricordato che l’azione disciplinare non spetta a noi ma ad altri. Il Csm invece può assumere l’iniziativa nel caso residuale, cioè qualora si verifichino fatti incolpevoli o comunque non esattamente previsti dalla disciplina e che possano determinare una lesione dell’immagine di terzietà e indipendenza della magistratura. Quindi noi ci occuperemo eventualmente di questo profilo, tra l’altro siamo tenuti ad occuparcene, a parlarne, ad assumere un orientamento nel comitato di presidenza perché vi è un’istanza del consigliere Zanettin per una pratica a tutela, cioè l’opposto di un eventuale procedimento. Quindi se noi decideremo di aprire una pratica, eventualmente convocando il procuratore, questo non significa affatto che abbiamo già emesso un giudizio. Sarà nel caso una valutazione preliminare finalizzata ad acquisire informazioni, ad avere un quadro della situazione e poi decidere cosa fare”.

Si è posto il problema di un rapporto tra un’informativa dei servizi segreti, che come è noto non sono organi di polizia giudiziaria, e un ufficio di procura. La riforma dei servizi ha cambiato qualcosa nel rapporto, da questo punto di vista oggi la questione come va affrontata? “Sarebbe irrispettoso delle competenze degli organi consiliari un vicepresidente che anticipasse un orientamento- ha risposto Legnini- e non farebbe bene il proprio lavoro rischiando di condizionare la formazione di una volontà consigliare. I due mondi dell’intelligence e della magistratura hanno molta difficoltà a comunicare tra loro ed agiscono in un quadro normativo nell’esercizio di responsabilità ben distinte tra di loro. Quando è che si determina una possibile necessità di scambio di informazioni e di cooperazioni? Su temi molto sensibili che hanno a che fare con la sicurezza nazionale, primo tra tutti il terrorismo. Non è una novità, anche se l’evoluzione della legislazione nazionale su questa materia ha accresciuto la possibilità di cooperazione e di dialogo tra i servizi e la magistratura. Noi abbiamo tenuto nell’ultimo anno e mezzo ben due confronti all’interno del Consiglio superiore della magistratura, il che costituiva un inedito, tra i servizi e i procuratori distrettuali”.

“Su questo tema del traffico di essere umani, dei migranti in generale, vi può essere un terreno di interesse e di valutazione comune, di necessità di cooperazione tra questi mondi? Io penso di sì, e penso che sia maturo il tempo nel quale noi promuoviamo una riflessione su questo tema e credo anche che la vicenda catanese stimoli ad andare in questa direzione. Poiché il tema della sicurezza nel nostro Paese e quello del lecito governo dei flussi migratori sono temi che coincidono con aspetti rilevantissimi dell’interesse nazionale, credo che assumere l’iniziativa quella direzione corrisponda all’interesse nazionale”, ha concluso.


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