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Per l’assistenza ai disabili arrivano i robot che ‘studiano’

Barbara Caputo è una docente di Ingegneria informatica della Sapienza di Roma. Il suo è un "cervello di torno": Per il suo progetto destinato un riconoscimento da 1.5 milioni di euro

Pubblicato:02-04-2015 15:56
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:14

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robot_la_sapienza_universitaROMA –  “Dedico questo successo a mio marito. Io sono fortunata, ho sposato la persona giusta”. Fortunata. Ma pure coraggiosa. E poi anche appassionata del proprio lavoro come forse poche persone. E, soprattutto, tenace e dotata di un talento incredibile. Barbara Caputo è una docente di Ingegneria informatica della Sapienza di Roma, una ricercatrice nel campo della robotica che sta mettendo a frutto tanti anni di esperienza maturata all’estero. Barbara, nata a Pordenone ma arrivata nella Capitale con la famiglia all’età di 2 anni con la famiglia (“Mi ritengo romana”), si è aggiudicata il prestigioso Starting Grant dell’European Research Council (Erc), che premia i nuovi talenti della ricerca mondiale. Il riconoscimento assegnatole vale un milione e mezzo di euro. La ricerca, che si svolgerà nel corso di 5 anni, sarà sviluppata nel laboratorio ALCOR del DIAG dove Barbara Caputo guida dal 2013 il gruppo di Visual and Multimodal Applied Learning (VALE).

Scopo dello studio è quello di “sviluppare la teoria e gli algoritmi necessari ai robot per apprendere direttamente le informazioni da internet ed essere così in grado di compiere le azioni necessarie”, scientificamente parlando. Più facile, o meno complicato, sentirlo spiegato da lei: “Lavoro nel campo della visione e della robotica da quando ero studentessa. L’ostacolo piu grande ad avere robot in casa, che facciano cose per noi, che aiutino disabili ed anziani è il fatto che i robot non reagiscono agli imprevisti – racconta all’Agenzia DIRE – Non hanno questa capacità in memoria, oggi la capacità dei robot è limitata. Per questo mi sono chiesta, quando non so una cosa, che faccio? Imparo da sola, accendo un Pc e cerco su Google, quello che mi serve. Così ho pensato: ‘Perché non farlo fare a loro?'”. Lampadina ‘accesa’: “Il cuore del problema è proprio quello di permettere ad un robot di andare sul web per riuscire a trovare, a imparare quello che serve”.

Laureata in Fisica alla Sapienza, è rientrata in Italia dopo una lunga esperienza maturata all’estero. Una sorta di percorso al contrario rispetto ai ‘cervelli in fuga’ che l’Italia se la lasciano alle spalle, almeno lavorativamente parlando. A marzo 2013 è stata chiamata come professore associato dal dipartimento di Ingegneria informatica automatica e gestionale Antonio Ruberti (DIAG).
Barbara Caputo ha lavorato in prestigiosi laboratori di ricerca in Germania, Usa, Svezia e Svizzera.
A dare ancora più valore a questo straordinario risultato è il contesto in cui è riuscita a ottenerlo. Già mamma di una figlia di 6 anni, ha alternato la domanda da presentare per il bando con l’allattamento del secondo figlio nato da pochissimo: “Fare domanda per l’ERC Starting è stata una scelta coraggiosa al limite dell’incoscienza: quando è uscito il bando ero incinta al settimo mese del mio secondo figlio e la scadenza per presentare domanda era poche settimane dopo la data prevista del parto. Un mio vecchio capo, il direttore dell’università dove lavoravo in Svizzera, diceva che un ricercatore può vivere due stati d’animo, stressato o depresso. Se l’idea è ok, allora entra in ballo lo stress, se non va ti deprimi. Ma un grande aiuto l’ho avuto dalla mia prima figlia, che ha sei anni: mi dava opinioni, giudizi sui colori. E quando è nato il secondo figlio gli portava le cose e mi ha pure detto: ‘Sarò più ordinata…'”.


Il suo è stato il percorso di un cervello in fuga…al contrario: “Nelle mie scelte non ho mai pensato al fatto di dover andare a vivere in un Paese piuttosto che in un altro. Per me è fondamentale la qualità dell’offerta di lavoro. Il motivo fondamentale per cui sono tornata è che il dipartimento di ingegneria mi ha fatto un’ottima proposta. Mi hanno fortemente voluto, sono tornata e voglio rimanere. Il problema è che la politica ci deve far capire se le interessa qualcosa. Se la politica decide che in Italia non si vuole investire nella ricerca ad alto livello va bene, ma si dica. Poi uno si regola”. Barbara Caputo è professore associato e “vorrei tentare l’abilitazione. Purtroppo sono state bloccate, non si sa se, come e quando partiranno. Mi chiedo che idea si ha dell’università e della ricerca”. In tutto questo, “gli studenti italiani sono bravissimi, danno energia, entusiasmo. Nei prossimi 5 anni darò lavoro a 10 giovani ricercatori che avranno assegni per due anni. Sono felice di fondare il mio laboratorio”.

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