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Dagli scavi della Metro C spunta la ‘casa del Comandante’: mosaici, fontane e affreschi

E' la prima Domus di un comandante mai trovata a Roma

Pubblicato:02-03-2018 15:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:33

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ROMA – Un cortile con tre fontane, giochi d’acqua circondati da piante rigogliose, tutto intorno, un lussuoso appartamento di 300 metri quadrati e 15 stanze, con pareti e soffitti affrescati e i pavimenti adornati da raffinatissimi mosaici in bianco e nero. È una “scoperta eccezionale” la Domus ritrovata all’interno degli scavi per la metro C di Amba Aradam, tra viale Ipponio e via Norico. La casa del Comandante, l’hanno ribattezzata gli archeologi che hanno scoperto la struttura circa 3 mesi fa proprio là dove nel 2016 era venuta alla luce la grande caserma di epoca romana. Poco meno di due anni dopo e tre metri più in basso, siamo a 12 metri di profondità, gli scavi hanno regalato “un’altra sorpresa assolutamente inaspettata”, la prima Domus di un comandante mai trovata a Roma, risalente, come tutto il complesso dei Castra, all’epoca di Traiano e Adriano.

“Ce n’erano lungo i Limes, i confini dell’Impero- spiega Rossella Rea, responsabile degli scavi- ma nella Capitale questa è la prima”. Corridoi, stanze di rappresentanza, bagni e anche un piccolo impianto termale a rinfrancare la vita del comandante, che magari non era nemmeno di Roma e si trasferiva qui con tutta la famiglia. Spille e altri oggetti trovati dagli archeologi rivelano infatti la presenza femminile, a cui forse si deve anche la cura dei dettagli decorativi. Come il mosaico al centro di una delle stanze che raffigura un satiro che danza con un amorino, o i resti dei soffitti affrescati, adesso adagiati in una scatola, che riproducono piccole colonne. “Da questi frammenti abbiamo dedotto che gli ambienti avevano un’altezza di circa due metri e ottanta”, racconta Rea. E poi pugnali, anelli d’oro, amuleti e bolli laterizi che hanno aiutato gli esperti a datare la Domus che era dotata anche di un’area di servizio con pavimenti in opera spicata, vasche e sottostanti complesse canalizzazioni idriche. “Questa parte dava su una strada in basolato- spiegano gli archeologi- su cui probabilmente venivano scaricati gli approvvigionamenti”.



























Sia i pavimenti che i rivestimenti parietali sono stati rifatti più volte, con l’intento, evidentemente, di mantenere in buono stato l’edificio, nonostante le diverse ristrutturazioni interne, che nel tempo hanno modificato la forma e le dimensioni degli ambienti. Nell’ultima fase di vita quest’ala della caserma è stata dotata di una scala per salire al piano superiore, probabilmente un accesso agli uffici o al dormitorio dei soldati, posto appunto più in alto. “La costruzione dei Castra è iniziata con Traiano- dice Rea- e Adriano amplia il complesso praticamente senza soluzione di continuità, costruendo ambienti per un uso ufficio e la Domus del comandante. Manca solo l’epigrafe per capire tipo di caserma fosse e a chi fosse destinata, poteva essere anche dei servizi segreti”. I castra, che hanno una estensione più grande di quella scavata in occasione della realizzazione della metro, sono rimasti attivi fino alla prima metà del terzo secolo, quando sono stati in parte demoliti e poi interrati poco prima della costruzione delle Mura aureliane che “non dovevano avere ostacoli visivi né edifici prossimi, possibile riparo o nascondiglio per eventuali nemici”. Adesso, la Domus verrà smontata e sistemata in container riscaldati per permettere la prosecuzione degli scavi. Ma alla fine dei lavori, “tutto tornerà com’era e dov’era prima– assicura Francesco Prosperetti, soprintendente ai Beni archeologici, Belle arti e Paesaggio di Roma- La sfida e’ rendere tutto questo compatibile con la stazione della metro. Ho avuto l’assicurazione da Roma metropolitane e la conferma dal presidente dell’Anac, Raffaele Cantone, che tutto questo potrà essere restituito a un uso pubblico per la fruizione. Mi sono state assicurate risorse e progetto. Vedremo come tutto questo avverrà”.

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