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La Regione dice basta ai doppi vitalizi

FIRENZE - "No alla politica dei privilegi. Con l'approvazione di questa norma completiamo la riforma dei vitalizi già

Pubblicato:01-12-2015 13:42
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:39

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FIRENZE – “No alla politica dei privilegi. Con l’approvazione di questa norma completiamo la riforma dei vitalizi già avviata dalla scorsa legislatura e facciamo partire dalla Toscana un’opera di equità. Oggi, il mantenimento dei vitalizi degli ex consiglieri è pari al costo del Consiglio e della Giunta regionale ed è inaccettabile. Questa norma è una risposta concreta al tema dei costi della politica”. Lo ha affermato il capogruppo del Pd in Regione, Leonardo Marras commentando l’approvazione della legge che stabilisce il divieto di cumulo dei vitalizi.

regione toscana“I cittadini ci hanno chiesto con forza di intervenire sui costi della politica e noi come Pd lo abbiamo fatto abolendo un privilegio inammissibile- ha aggiunto il vice-segretario dei dem, Antonio Mazeo-. Rispetto a coloro che su questo tema fanno soltanto demagogia noi rispondiamo passando dalle parole ai fatti e lo facciamo primi in Italia. Una norma che speriamo possa essere presa da esempio anche dalle altre regioni”.

Di grande risultato ha parlato anche il presidente della commissione Affari istituzionali, Giacomo Bugliani, il quale rimarca come grazie alla formulazione definitiva della norma siano stati risolti “i problemi legati a un’ipotetica ‘intrusione’ delle normative regionali in competenze statali, stabilendo la necessità di escludere soltanto il vitalizio erogato dalla Regione Toscana, non andando così a toccare attribuzioni di altri enti. Abbiamo poi arginato la problematica che vedeva ogni vitalizio come un trattamento pensionistico a sé stante- ha sottolineato ancora-. La Corte costituzionale afferma che si può intervenire anche su un trattamento già acquisito per ragioni di bilancio e di contenimento della spesa previdenziale, come appunto nel caso del doppio vitalizio, in altre parole si può intervenire su un diritto acquisito se la misura è improntata sul criterio della ragionevolezza”.


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