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Terremoto, l’Arcivescovo di Spoleto e Norcia: “La gente della Valnerina è stremata”

Eppure è gente "forte, tenace. Questo momento di smarrimento, di delusione sono durati un attimo, subito ci si è chiesti che cosa fare per ripartire"

Pubblicato:01-11-2016 11:57
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 09:14

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terremoto_norcia_30 ottobreROMA  – “La gente è esausta, vive da mesi in una condizione di apprensione e paura. Le scossa di domenica è stata un colpo grave, una ferita profondissima, perché è arrivata nel momento in cui si stava lentamente recuperando una certa regolarità di vita, una certa fiducia e voglia di ricominciare. E invece la scossa di domenica ha gettato tutti nello sconforto. Ma la gente della Valnerina è forte, tenace. Questo momento di smarrimento, di delusione sono durati un attimo, subito ci si è chiesti che cosa fare per ripartire”. Lo ha detto a Voci del mattino, Radio1 Rai, monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto e Norcia.

“Molte persone non se ne vogliono andare per motivi di lavoro. Si pensi agli agricoltori, agli allevatori di bestiame che evidentemente hanno lì le loro aziende e le loro attività. Ma c’è anche una fortissima motivazione di tipo affettivo, direi quasi identitario rispetto ai luoghi della propria esistenza. Ho visto persone più sofferenti per la perdita della basilica di San Benedetto, della cattedrale di Santa Maria, della chiesa di San Salvatore in Campi e della Madonna dell’Addolorata, che della propria casa. Come a dire: la mia storia è questa, io mi riconosco in queste pietre. La Valnerina- ha detto il presule- presenta attrattive straordinarie, sia dal punto di vista naturale, sia per quanto riguarda l’ingente patrimonio storico, artistico e religioso. La gente si identifica in tutto questo, fa parte della sua storia, della fatica di una vita vissuta duramente, con tanti sacrifici. Ecco perché queste persone chiedono di non andare via. E questa testimonianza forte, di presenza la hanno espressa sia i monaci benedettini di Norcia, anche se la basilica è praticamente distrutta, sia le monache clarisse che hanno visto il loro convento gravemente lesionato, di fatto inagibile, ma che- ha spiegato mons. Boccardo- è stato molto difficile convincere ad allontanarsi dal Paese. Ora si trovano nel monastero di Trevi e ieri, quando le ho raggiunte, la prima domanda che mi hanno fatto è stata: ‘Quando possiamo ritornare?’“.

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