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Migranti, dal Cas di Napoli Zoumana racconta: “Permesso vietato, così non posso studiare”

Lancia un appello per combattere uniti, "migranti e napoletani", contro la camorra

Pubblicato:01-10-2018 14:49
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:37

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NAPOLI – “Voglio andare a scuola. Ma non ho il permesso di soggiorno“. Zoumana lo ripete tre volte in un italiano quasi perfetto. Aiutato dalla sua lingua madre, il francese, non ha trovato particolari difficoltà ad imparare la lingua del Paese dove chiedeva di essere accolto.

Sono arrivato a Napoli il 7 novembre 2016 e il giorno dopo mi sono adoperato subito per chiedere informazioni su dove e come potessi iscrivermi a un corso per imparare l’italiano. Quando vai in un Paese diverso dal tuo – racconta alla Dire – devi imparare quella lingua, che è il primo strumento per integrarti”.

“Non posso fare l’esame perchè non ho il permesso di soggiorno”

In poco tempo è riuscito a conseguire un livello A2 di conoscenza dell’italiano “ma non possono sostenere l’esame perché non ho il permesso di soggiorno”. Zoumana è partito dalla Costa d’Avorio nell’estate di due anni fa, lasciando in Africa una moglie e un diploma conseguito in una scuola equivalente ai nostri istituti tecnici. Tre mesi trascorsi in Libia, di cui non vuole parlare, “perché i neri lì non vengono trattati come uomini ma peggio delle bestie“, poi la traversata del Mediterraneo su un barcone che l’ha portato a Catania e da lì a Napoli, dove vive da quasi due anni.


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All’hotel San Giorgio l’integrazione è ancora un miraggio

Zoumana è ospite di un Centro d’accoglienza straordinaria a ridosso della centralissima piazza Garibaldi. E’ l’hotel San Giorgio, uno dei tanti alberghi del quartiere Vasto trasformato da alcuni anni in un Cas. Gestito dal comitato provinciale di Napoli della Croce Rossa Italiana, secondo i dati della prefettura partenopea aggiornati al 20 settembre ospita 95 migranti, numero confermato dallo stesso ivoriano. Ma a detta di Zoumana per molti ospiti del San Giorgio l’integrazione è ancora un miraggio lontano.

Nel Cas, infatti, non ci sarebbero mediatori culturali in grado di interfacciarsi con i migranti, a cui non viene insegnato l’italiano. In pochi parlano il francese ma tra le stanze di quell’hotel è tutto un susseguirsi di idiomi africani che nessuno ha modo di tradurre.

Zoumana e la crociata per ottenere diritti

“Per molti miei amici risulta impossibile comunicare con l’unico operatore presente, che parla solo l’italiano. E l’unico capace di tradurre dal francese all’italiano sono io”. Zoumana è diventato un vero e proprio portavoce degli ospiti del San Giorgio e la sua conoscenza dell’italiano gli ha permesso di accedere ad informazioni da sempre off-limits per gli altri migranti. Come i documenti per richiedere il permesso di soggiorno: l’iter per il riconoscimento dovrebbe essere portato avanti dai gestori dei Cas ma molto spesso la negligenza dei gestori fa protrarre la permanenza nei Centri d’accoglienza straordinaria ben oltre il tempo necessario al trasferimento del richiedente asilo in un’altra struttura di accoglienza. Al San Giorgio, a detta di Zoumana, “l’accoglienza straordinaria” sfiora anche i due anni.

Da qualche tempo abbiamo iniziato a protestare per chiedere il riconoscimento dei nostri diritti. Era l’unico modo che avevamo per essere ascoltati”. Da quel momento nell’hotel sono migliorate le condizioni delle stanze in cui vivono i migranti ma ancora non ci sono mediatori culturali (“l’unico che parla inglese – dice – è il portiere“) e manca l’assistenza sanitaria.

Quelle malattie (e torture) ignorate

Diversi sono i casi di patologie non curate, come nel caso del giovane senegalese C. S., ospite del San Giorgio affetto da anemia a cellule falciformi, una rara patologia del sangue che per mesi nessuno gli ha curato. La diagnosi è arrivata dopo che C. S. si è rivolto all’ambulatorio gratuito dell’Ex Opg Je So pazz, dove gli attivisti da molto tempo hanno dato vita a uno Sportello di assistenza per i migranti a cui si rivolge abitualmente anche lo stesso Zoumana.

Il caso di C. S. è stato denunciato dall’ex Opg in un report consegnato alla prefettura nel novembre dello scorso anno, una fotografia dettagliata di tutte le violazioni delle regole nei centri di accoglienza di Napoli. Oltre al certificato dell’università Vanvitelli che accertava la malattia rara di C. S., allegata a quel rapporto c’era anche una diagnosi di tubercolosi per un altro ospite del San Giorgio.

“Un ragazzo senegalese – racconta Zoumana – è arrivato al Centro con i piedi che mostravano le torture che aveva subito nei lager della Libia. Non riusciva a camminare eppure per molto tempo ha dovuto salire le scale fino al quinto piano dell’hotel, dove si trovava la sua stanza. E l’ascensore era rotto“.

Il decreto Salvini fa paura

Zoumana, intanto, ha presentato la modulistica per accedere allo Sprar, il Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, ed essere trasferito in un’altra struttura di Napoli, dove i migranti vengono accolti in realtà più piccole e con accesso a quei servizi indispensabili per l’integrazione. Eppure oggi sostiene di avere “paura” per la stretta sulla concessione del permesso di soggiorno per motivi umanitari sancita dal decreto Salvini. “Ora che è stato approvato mi è impossibile fare qualunque cosa”, sostiene. Il permesso di soggiorno resta l’unica possibilità per lui di poter frequentare la scuola. “Vorrei prendere la terza media, mi ero anche attivato per chiedere il riconoscimento del mio diploma. Mi piacerebbe che mia moglie si trasferisse qui. Vorrei andare all’università, frequentare Economia, trovare un lavoro”.

La paura della camorra nel Vasto

Magari nel Vasto, un quartiere che “è molto bello – dice – anche se non mi sento sicuro a frequentarlo di sera. Ho paura di essere picchiato o derubato, quindi cerco di andare in giro almeno con altre 3 persone per sentirmi più sicuro”. Qual è il problema? “La camorra. Ci sono dei gruppi che comandano ma non voglio aggiungere altro…”. “Il Vasto si può migliorare, dobbiamo unirci, migranti e napoletani, noi dobbiamo accettare di rispettare gli italiani – dice – e loro capire che si può convivere bene con gli stranieri”. L’emergenza camorra, per Zoumana, resta il primo problema da risolvere. “Non credo che i ragazzi vadano all’estero per lavorare perché gli rubiamo il lavoro. Non credo che sia colpa dei migranti se tanti laureati lasciano l’Italia o se dal Sud si trasferiscono al Nord. Non ho visto italiani andare in campagna per coltivare la terra né migranti lavorare negli uffici. Se mettessimo da parte ‘l’emergenza migranti’, che non c’è, e pensassimo ad altri problemi, come alla camorra, potremmo migliorare il Vasto e l’Italia intera”.

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