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Dal Sant’Anna di Pisa il robot per la riabilitazione a domicilio

La seconda edizione del Festival internazionale della Robotica è in programma a Pisa dal 27 settembre al 3 ottobre

Pubblicato:01-10-2018 13:37
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:37
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ROMA – “La robotica applicata alla riabilitazione è un importante raggiungimento dal punto di vista scientifico e tecnologico, perché dalla ricerca applicata sino alle applicazioni cliniche abbiamo potuto verificare negli ultimi anni l’efficacia di questi dispositivi, che servono per la riabilitazione motoria dell’arto superiore e per il recupero del cammino, in particolare per i pazienti con patologie gravi o a seguito di trauma”. Lo afferma, parlando con la ‘Dire’, Stefano Mazzoleni ricercatore dell’istituto di biorobotica del Sant’Anna di Pisa, illustrando le novità del festival internazionale della robotica.

“L’aspetto importante della riabilitazione robotica- aggiunge- consiste nella possibilità da parte del paziente di ricevere” un trattamento intensivo, supervisionato “dal terapista che, quindi, modifica parzialmente le sue capacità professionali in quanto è lui a gestire il trattamento riabilitativo e deve saper utilizzare questi dispositivi”.


Il paziente, sottolinea, “ne trae giovamento nel momento stesso in cui riceve una serie di feedback sensoriali, stimoli tattili, uditivi, visivi che arricchiscono la sua esperienza riabilitativa e ci fanno presupporre un migliore risultato al termine del trattamento”.

Si tratta di un circolo virtuoso, che consente anche di pensare “che dai prototipi di ricerca si arrivi poi al mercato, dopo un’opportuna valutazione tecnica, permettendo ai pazienti di poter utilizzare i robot al proprio domicilio“.

In particolare, chiarisce, “la domiciliazione dei sistemi robotici non è ancora avvenuta, la stiamo testando con buoni risultati. Questo permette di ipotizzare una continuità di cura dall’ospedale al domicilio e che i vantaggi conseguiti al termine della riabilitazione in ospedale possano essere mantenuti e aumentati durante il periodo a casa dei pazienti”.

Il trattamento, comunque, resta centrato sulle scelte del terapista, avverte Mazzoleni. “È tutto nelle sue mani. Si instaura così una connessione fra paziente, robot e terapista. Noi come ricercatori cerchiamo di ottimizzare questa interazione in modo che il paziente ne possa trarre i massimi vantaggi”.


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