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Sanità, Aifi e atenei lombardi insieme per la formazione dei fisioterapisti

Tirocini e formazione universitaria di alto livello sono sempre più centrali nella qualificazione del fisioterapista

Pubblicato:01-06-2019 13:34
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:21
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MILANO – Tirocini e formazione universitaria di alto livello sono sempre più centrali nella qualificazione del fisioterapista, una professione che cambia e accresce la sua importanza nel panorama socio-sanitario. Ma a cambiare sono anche le esigenze dei pazienti, a fronte della gestione delle cronicità e l’avvento di terapie d’avanguardia. Sono alcuni degli aspetti emersi oggi al convegno organizzato ad Assago, nel milanese, da Aifi (Associazione italiana fisioterapisti) sezione della Lombardia, in collaborazione con le università lombarde (Università Statale di Milano, Università di Milano Bicocca, Università degli Studi di Brescia, Università San Raffaele, Università di Pavia, Università dell’Insubria e Humanitas).

Ad aprire questa mattina il convegno “Fisioterapisti e formazione universitaria, tra attualità e prospettive”, l’intervento della responsabile scientifica del seminario, Elisabetta Orlandini, che davanti alla platea evidenzia i cambiamenti in atto nel settore: “Fare fisioterapia oggi è molto diverso da trent’anni fa”, spiega citando mutamenti legati all’invecchiamento della popolazione, alla tipologia del paziente, alla gestione delle malattie croniche e ai progressi della medicina.

“Nuovi trattamenti portano ad alti tassi di sopravvivenza di persone cadute in stato di coma o neonati venuti alla luce con parti prematuri- osserva l’esperta-, situazioni in cui il fisioterapista interviene per la riabilitazione, con tempi e competenze nuove”. Cambiamenti che si traducono in nuove esigenze formative, per poter offrire al paziente, soggetto sempre al centro, cure sempre migliori.


Il rapporto tra Aifi e le università è quindi centrale, evidenzia Patrizia Galantini, coordinatore tecnico-pratico del corso di laurea in Fisioterapia e responsabile della tesoreria di Aifi nazionale, che riferisce con soddisfazione dei “molti risultati” raggiunti, in primis la creazione del corso di laurea in Fisioterapia. Traguardi ma anche qualche “criticità”, prosegue Galatini, menzionando “risposte non uniformi sul territorio nazionale”. Da qui, Atenei con Aifi collabora in maniera “quasi familiare e altre realtà con le quali tutto questo non è possibile, ma continuiamo a lavorare”.

Tra i ‘freni’ a livello accademico emergono anche un’eccessiva burocrazia e poca flessibilità, come nel caso della richiesta di ampliare i tirocini del corso di laurea in fisioterapia, oggi prevalentemente svolti in strutture ospedaliere, anche agli studi privati, che nel caso della fisioterapia sportiva sono stage nel mondo dello sport.

Ne parla Maria Anna Dossena, direttore delle Attività didattiche dell’Università degli Studi di Brescia nel dipartimento di Scienze cliniche e responsabile del corso di studi di Fisioterapia, indicando nel “terzo anno” il momento ideale per introdurre un ‘allargamento’ del tirocinio al settore privato. “In studi privati- spiega- gli studenti possono infatti vedere anche l’ambito gestionale della professione e possono prefigurarsi percorsi lavorativi futuri”.

A spiccare è inoltre la figura dell’assistente di tirocinio, definita da Andrea Tettamanti, direttore della didattica professionale del corso di laurea in Fisioterapia dell’Università San Raffaele, come “la cellula del complesso sistema della formazione universitaria del fisioterapista”.

Il tirocinio, continua, “in un corso di laurea come quello in fisioterapia è una parte fondamentale, anche da un punto di vista di crediti formativi universitari: ne rappresenta un terzo”. Tettamanti sottolinea, fra l’altro, che il tirocinio non è altamente formativo solo per lo studente, “che mette in pratica quello che ha appreso nelle lezioni universitarie”, ma anche per lo stesso assistente di tirocinio, “che erogando un servizio di formazione, si rimette in discussione: le domande dello studente, lo portano infatti a un costante auto- aggiornamento e magari anche a un’autocritica su quello che sta facendo, migliorando il suo stesso operato”. Il tutor, conclude, è tuttavia ancora troppo poco riconosciuto, visto il suo ruolo di “guida” fondamentale nella formazione del fisioterapista.

FISIOTERAPIA, “TIROCINI IN STUDI PRIVATI SONO ‘PLUS'”

“Può essere utile inserire anche la presenza di studi privati nei percorsi di tirocinio dei corsi di laurea in fisioterapia”. Ne è convinta Maria Anna Dossena, direttore delle Attività didattiche dell’Università degli Studi di Brescia del Dipartimento di Scienze cliniche e sperimentali, oggi a margine del convegno “Fisioterapisti e formazione universitaria, tra attualità e prospettive”, organizzato da Aifi (Associazione italiana di fisioterapia) al Royal Garden Hotel di Assago (Milano), in collaborazione con le università lombarde.

Dossena indica nel “terzo anno” il momento ideale per introdurre un ampliamento del tirocinio all’ambito privato, oggi svolto nelle strutture ospedaliere, Dossena ne evidenzia l’utilità: “in studi privati- spiega- gli studenti possono vedere anche l’ambito gestionale della professione e possono prefigurarsi percorsi lavorativi futuri”, ma precisa, “non deve essere sostitutivo dei tirocini già presenti”. Più in generale, la docente rileva l’importanza di attualizzare i corsi di laurea in fisioterapia, partendo “dall’analisi dei bisogni dell’assistito, oggi mutati”.

E’ questo il focus del congresso odierno di Aifi in Lombardia, in cui, in avvio dei lavori, sono emersi i principali fattori che oggi pesano sul cambiamento della professione, ovvero la demografia (invecchiamento della popolazione), la diversa tipologia del paziente, mutamenti nelle patologie e nel loro trattamento, oltre all’avvento delle tecnologie.

Elementi che si sono tradotti in nuove esigenze formative, in una professione, quella del fisioterapista, che oggi assume un ruolo crescente nel panorama socio-sanitario, nazionale e internazionale, sia sul fronte della prevenzione, sia nel recupero post operatorio.

GALANTINI (AIFI): DA UNIVERSITÀ RISPOSTE DISOMOGENEE

Il rapporto tra Aifi e le università è centrale e ha dato “molti risultati”, ma “la maggior criticità è che la risposta non è uniforme su tutto il territorio nazionale”. Così Patrizia Galantini, coordinatore tecnico-pratico del corso di laurea in Fisioterapia e responsabile della tesoreria di Aifi nazionale, oggi a margine del convegno “Fisioterapisti e formazione universitaria, tra attualità e prospettive”, organizzato da Aifi (Associazione italiana fisioterapisti) al Royal Garden Hotel di Assago (Mi), in collaborazione con le università lombarde.

Galantini evidenzia che “ci sono realtà nelle quali la nostra collaborazione è quasi familiare, altre in cui tutto questo non è possibile”. Ma la sinergia tra Aifi e mondo universitario resta centrale, perché “attraverso l’università si formano i professionisti”.

Galantini rileva che sono “tanti i risultati ottenuti, dall’istituzione dei corsi di laurea alla strutturazione del ‘core competencies’ e del riconoscimento di questo importante documento come base formativa”.

HUMANITAS: TUTOR TIROCINIO ‘CERNIERA’ VERSO PRATICA

L’assistente di tirocinio è anche “mediatore tra contenuti teorici e pratici, una discrepanza spesso percepita dagli studenti nei corsi di laurea in fisioterapia”. Ad dirlo è Federico Temporiti, dottore in Fisioterapia dell’Istituto Clinico Humanitas e tutor didattico del corso di laurea in Fisioterapia all’Università Humanitas, oggi a margine del convegno “Fisioterapisti e formazione universitaria, tra attualità e prospettive”, organizzato da Aifi Lombardia (Associazione italiana fisioterapisti) al Royal Garden Hotel di Assago (Milano), in collaborazione con le università lombarde.

“Sicuramente il ruolo dell’assistente di tirocinio è quello di integrare tra quello che viene insegnato agli studenti e quello che poi fanno nella pratica clinica, oltre che fornire allo studente gli strumenti per interpretare in maniera critica ciò che vede”.

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