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Sanità, Aifi: “Su iscrizioni massofisioterapisti rivedere quadro normativo”

ROMA - "Anche la sentenza del Tar della Puglia dichiara l'infondatezza dei ricorsi presentati dagli studenti contro l'annullamento, disposto dal

Pubblicato:01-06-2018 19:38
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:57

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ROMA – “Anche la sentenza del Tar della Puglia dichiara l’infondatezza dei ricorsi presentati dagli studenti contro l’annullamento, disposto dal Miur, delle iscrizioni di massofisioterapisti al terzo anno del corso di laurea in Fisioterapia dell’Universita’ di Foggia. I giudici amministrativi, infatti, hanno stabilito che l’annullamento e’ legittimo perche’ sussiste ‘specifico interesse pubblico’ che verrebbe leso per ‘una violazione del principio di parita’ di trattamento’, se si considera il vantaggio garantito nei confronti degli studenti che su tutto il territorio nazionale hanno affrontato e superato il test di ammissione'”. Lo affermano in una nota Sara Befani, responsabile per la Formazione di base, e Roberto Marcovich, consigliere nazionale dell’Associazione Italiana Fisioterapisti (AIFI).

Ma non e’ finita. Secondo AIFI “i giudici vanno oltre e affermano che ‘in assenza di prova selettiva e della effettiva frequenza ai precedenti due anni di corso, vi sarebbe la non remota possibilita’ che gli studenti non abbiano maturato concrete e adeguate competenze sanitarie e, dunque, l’effettiva capacita’ ad operare, anche autonomamente, in un settore quale appunto quello sanitario, in cui una preparazione non adeguata potrebbe avere conseguenze rilevanti sulla salute dei pazienti’.

Dunque questa situazione sarebbe potenzialmente idonea, per la sentenza, ‘a violare il fondamentale diritto alla salute sancito dall’art. 32 della Costituzione’: una presa di posizione che ci sembra innovativa da parte della giurisprudenza”. D’altra parte, “dare lo stesso titolo di studio a persone che seguono percorsi sostanzialmente diversi da quelli della laurea, e che sono anche diversificati tra le scuole per l’assenza di un riferimento normativo unico, mette i cittadini a rischio di salute”.


Per Marcovich e Befani occorre “ridefinire il quadro normativo, fortemente atteso non soltanto dai professionisti ma anche dai cittadini bisognosi di trattamenti sempre piu’ efficaci”.

Soprattutto, “si tratta di decidere per un innalzamento dei livelli formativi nel campo della Fisioterapia come di altre professioni sanitarie che da tempo lo richiedono e non di far proliferare corsi che gia’ la riforma sanitaria del 1992 (d.lgs. 502/92) prevedeva di riordinare sopprimendo le figure legate a concezioni e pratiche superate dall’evoluzione delle discipline della salute”. Da tempo AIFI aveva richiesto un parere anche dal Ministero della Salute che ha da poco “definitivamente chiarito la non equipollenza dei titoli conseguiti dopo il 17 marzo 1999”.

In conclusione, dunque, “perche’ continuare a investire in tale formazione invece di sviluppare quella universitaria? E perche’ farlo se questo, come dicono anche i giudici, puo’ mettere a rischio la salute delle persone? Confidiamo che su queste linee si sviluppino le politiche che Governo e Regioni sono deputate a fare. Su questo AIFI e’ impegnata e continuera’ a esserlo”.

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