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Matteo Salvini e l’anello mancante

Bepi Covre per www.ytali.com Lo scienziato Charles Darwin nel 1858 pubblicò “L’origine delle specie” per

Pubblicato:01-06-2017 11:00
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:17

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Bepi Covre per www.ytali.com

Lo scienziato Charles Darwin nel 1858 pubblicò “L’origine delle specie” per divulgare la teoria evoluzionista. Per tutto il XIX secolo molti scienziati cercarono “l’anello mancante” per poter supportare scientificamente la teoria e dimostrare il collegamento tra “animali inferiori e gli esseri umani”.

“L’anello mancante” non fu mai trovato ma rimane nel modo di dire, nella cultura popolare per indicare uno scollamento, una interruzione, un qualcosa di incompleto, una ricerca inconcludente. Esattamente quello che sta avvenendo nella Lega, come argomenterò più avanti.


Il congresso di Parma ha eletto Salvini segretario, per alzata di mano, (unanimismo che consente di controllare obbedienza e fedeltà). Salvini segretario, rifondatore di una Lega che definirla ancora del Nord, sarà perlomeno improprio.

La Lega a trazione salviniana sarà piuttosto un partito nazionale di destra, centralista, sovranista, antieuropeo, antieuro, lepennista (nonostante la sonora batosta francese, ma anche austriaca, olandese ecc). Avrà il fulcro politico in Roma capitale e, raccogliendo voti al Sud, dovrà fare mediazione e redistribuzione delle risorse, come è sempre stato fatto da Roma e per Roma; in primis.

Assomiglierà molto alla (defunta) Alleanza Nazionale, con buona pace per federalisti e per autonomisti.

A Parma il vecchio Bossi ci è rimasto male, sì è preso una bella dose di fischi e urla belluine: “fuori, fuori!”. Manco un po’ di educazione e un minimo di rispetto per il fondatore. Ma si sa in Lega, da sempre non si tollera chi non si uniforma e obbedisce al pensiero unico.

Non sono mai stato bossiano, gli accredito meriti (aver inserito il federalismo nell’agenda politica italiana), e demeriti. L’errore più grande fu, negli anni ’90 con la Lega a due cifre elettorali, la decisione di svoltare brutalmente e improvvisamente per la secessione. Una giravolta imperdonabile; dopo aver raccolto tanti consensi per il federalismo, Bossi si è giocato la partita secessionista, illudendo i fedelissimi ma ingannando molti elettori. Sappiamo com’ė finita.

Ora Salvini ha fatto una scelta antitetica; costruire un partito nazionale, uno dei tanti, azzerando la ragione sociale della Lega Nord: la trasformazione dello Stato da centralista a federale. Sogna (?!) di vincere le prossime elezioni e di mettere Berlusconi (che nel frattempo si accorderà con il PD) all’angolo. Sogna di fare il capo del governo, partendo dall’estrema destra, ovunque perdente in Europa. Auguri.

Salvini dovrebbe onestamente spiegare come riuscirà a conciliare i referendum di Veneto e Lombardia, indetti per trattenere maggiori risorse (autoprodotte) in un contesto di ampia autonomia; come “venderà” Salvini questo auspicabilissimo risultato referendario, nelle regioni del Sud?

Come giustificherà in futuro l’invio di meno risorse da Nord a Sud, senza realizzare prioritariamente un “contenitore federalista” nazionale? Il federalismo rimane l’incubatore logico, credibile, collaudato in altri Paesi, capace di conciliare responsabilità e autogoverno. L’unico capace, se realizzato, di affrancare il Sud dal sottosviluppo. Salvini sostiene che si son persi vent’anni. Vero. Dovrebbe ricordare che lui era una dei più esagitati, convinti (a volte volgari), secessionisti padani. La secessione è stata la metastasi della proposta federalista della Lega bossiana.

Salvini, che sta trasformando la Lega in partito nazionale, persegue il vano e inutile tentativo di ricercare “l’anello mancante” nell’evoluzione politica nazionale. L’idea di un federalismo centralizzato romano-centrico (un can-gatto, direbbe il compianto Giovanni Sartori) più che un sogno mi pare un incubo.

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