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Trivelle, Uiltec: “Governo sbaglia, il 16 tutti al corteo di Ravenna”

Caldeggia un fronte comune sindacati-imprese pro estrazioni in Adriatico il segretario generale della Uiltec-Uil, Paolo Pirani

Pubblicato:01-03-2019 18:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:11

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RAVENNA – Il 16 marzo “saremo tutti qui a Ravenna con i caschi gialli per costruire un’idea sulla transizione”. Caldeggia un fronte comune sindacati-imprese pro estrazioni in Adriatico il segretario generale della Uiltec-Uil, Paolo Pirani, chiudendo questa mattina a Ravenna i lavori del convegno “Gestire la transizione. Dall’economia fossile alla blue economy”. Il governo, attacca, “sta adottando politiche sbagliate, si mette contro l’industria, contro lo sviluppo del Paese, e mette a rischio posti di lavoro, non solo qui a Ravenna”. Non a caso, chiosa, “gli investimenti di Fca sull’auto finiscono a Detroit e non a Torino”.


L’obiettivo, prosegue, è “un’energia pulita ma sono sbagliati i decreti di chiusura, le tasse”. Occorre invece “investire nel cambiamento energetico, passare dal carbone al gas, puntare su tecnologie nuove come l’idrogeno”.  Per il sindacalista più ricerca, più innovazione e più investimenti “assicurano posti di lavoro, ruolo dell’Italia per la continuità energetica e una prospettiva di autosufficienza per abbassare la bolletta”. E protagonista di questo passaggio può essere la Cassa depositi prestiti. Invece, prosegue, “la politica ha smesso di sognare, vive la propria condizione in maniera giornaliera”. Sul tema energia, lamenta Pierani, “è mancata una politica forte, anche a livello europeo”. Dunque “è il caso che cominci a soffiare il vento del nord che ha soffiato per la Tav”. Il messaggio di Pierani è chiaro: “Le forze che credono che il Paese può giocare all’attacco devono fare soffiare quel vento sulle politiche energetiche”. Ravenna, con 10.000 posti di lavoro a rischio, ci prova con la protesta dei caschi gialli del 16 marzo.

La transizione, prosegue il segretario Uiltec, si fa con la “pluralità di fonti”, anche perché “non esiste ancora una tecnologia capace di sostituire il motore a scoppio”. E, “se tra noi siamo d’accordo, mettiamoci assieme e diamo risposte e indicazioni”. L’energia deve diventare un tema dell’incontro del 13 marzo tra sindacati e Confindustria, “dobbiamo farci sentire assieme: l’Italia non vuole la decrescita felice. L’energia è un bene, non un male” e “dobbiamo dimostrare che siamo capaci di stare insieme e fare proposte”, in nome, conclude, di “un nuovo protagonismo delle parti sociali, dell’impresa, del lavoro”.

CLINI: STOP A OFFSHORE ALLONTANA INVESTITORI ESTERI

Chi dice che il gas è alternativo alle fonti rinnovabili è uno scemo“. Non usa giri di parole l’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini per affermare che il gas naturale è il “combustibile della transizione energetica”. A Ravenna, per il convegno in materia organizzato dalla Uiltec-Uil, sottolinea che il processo ha bisogno di un “percorso per step già individuati, di politiche e di investimenti”.

Da ministro, nel 2013, aveva dato slancio alla strategia energetica nazionale che prevedeva scenari di 25 anni e la transizione concentrata sulla valorizzazione del gas, che tra i fossili è il combustibile con meno emissioni. Tuttavia, lamenta, l’Italia “non è abituata a visioni di lungo periodo” e questa strategia è stata modificata due volte. “Se si limita lo sviluppo dell’offshore si perdono credibilità verso gli investitori internazionali, competenze e la capacità di governare un processo che non è solo delle coste italiane”. Insomma “si rischia di perdere la nostra leadership tecnologica”. Clini ribadisce che “non si può perdere tempo con la Tap, ma occorre farla in fretta. Non si può bloccare l’estrazione di gas in Adriatico nel momento in cui ci lavorano tutti i Paesi. Occorre farlo garantendo sicurezze del mare”.

Il ragionamento di Clini sui ‘pericoli’ di uno stop all’offshore prosegue: “Facciamo anche un pessimo servizio all’ambiente quando invece avremmo dovuto porre l’esigenza di un protocollo comune con i Paesi che si affacciano sull’Adriatico. Senza dimenticare, conclude, che “in parallelo alla decarbonizzazione, assistiamo a iniziative importanti sull’energia elettrica. L’integrazione delle reti e dell’elettricità a livello europeo e internazionale è sempre più importante”. La transizione “non si gestisce con prese di posizione che fanno riferimento alla propaganda elettorale e non alle esigenze di rimanere nel mercato con una economia sana e pulita”.

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