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Minori, ‘il bagaglio’ di quelli non accompagnati: il racconto di DireDonne

Secondo appuntamento dell'aperitivo culturale di DireDonne. Il giornalista Luca Attanasio ha presentato il libro 'Il bagaglio'

Pubblicato:01-03-2019 08:17
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:10

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ROMA – Africa subsahariana, Medio Oriente, Asia Minore. È il pezzo del difficile mondo da cui provengono circa sessanta ragazzi che hanno prestato le loro voci e storie di minori non accompagnati al giornalista Luca Attanasio nel libro ‘Il bagaglio’, presentato oggi pomeriggio nella sede dell’Agenzia di stampa Dire nell’ambito dell’aperitivo culturale di DireDonne ‘Minori stranieri non accompagnati’. 

Un secondo appuntamento, tra informazione e arte, arricchito dalle coreografie sul tema del viaggio e della fuga dei ballerini del Visual Arts Departments, dalle letture dell’attrice Liliana Mele, e dagli interventi della deputata di +Europa, Emma Bonino, della giornalista e firmataria della legge sui minori non accompagnati Sandra Zampa, e di Padre Laurent Mazas del Cortile dei Gentili, che, tra le foto della mostra ‘Scatti liberi. 


L’Africa negli occhi dei bambini’ hanno dialogato su “un fenomeno nel fenomeno”, a partire dalla domanda che ha dato il ‘la’ alla nascita del volume edito da Albeggi: perchè ultimamente si mettono in viaggio sempre più ragazzi di giovanissima età?

“Il primo motivo è di ordine politico- spiega il giornalista autore del libero- L’Europa è una fortezza inaccessibile e quando le famiglie decidono di investire su un elemento della famiglia da far arrivare in Europa, di solito investono su quello che una volta arrivato non viene rimandato indietro: il minorenne, che grazie alle convenzioni non può essere espulso”. Figli piccolissimi che le famiglie spesso sono costretti a strapparsi per affrontare un viaggio in cui, raccontano i ragazzi, “regolarmente vieni picchiato, torturato, violentato, privato di acqua, luce, cibo”. Un percorso intriso di morte, “perchè tutti i ragazzi che ho intervistato hanno visto due o tre persone perdere la vita prima di arrivare al Mediterraneo”. 

Il secondo motivo, continua Attanasio, è “che le migrazioni e i viaggi richiedono di essere sempre più atletici, per saltare da una barca all’altra” e sperare di sopravvivere a situazioni durissime. Quali i numeri? Sono 12.360 nel 2015, molti dei quali scomparsi. Sfiorano i 26mila nel 2016, 16mila nel 2017, quando arriva la legge Zampa (47/2017), oltre 4mila nel 2018. È Sandra Zampa a mettere ordine in materia per “interrompere le tragedie di questi ragazzi”, con una legge su cui “impatta negativamente il decreto sicurezza”, sottolinea la firmataria, “perchè in Senato è stato tolto un passaggio molto delicato: il cosiddetto silenzio assenso, per cui se non arriva risposta per il permesso di soggiorno per un minorenne scatta il silenzio assenso”. Questo passaggio “è stato tolto- chiarisce Zampa- e questo significa che un ragazzo che ha un percorso di legalità, formazione e integrazione avviato, può vederselo immediatamente interrompere”.

Il pericolo è, sottolinea Zampa, “l’aumento dell’ireggoralità”, che il decreto sicurezza sta drammaticamente acuendo creando, secondo Bonino, un vero e proprio “esercito”. Irregolarità che Bonino racconta con una storia, quella di “due ragazzi che lavoravano ai grandi magazzini di Milano a cui scade il permesso di soggiorno e si sono trovati dall’oggi al domani con l’affitto triplicato dal proprietario. Non avendo i soldi- spiega la deputata- sono finiti alla stazione di Milano e ora vivono lì, dopo aver cercato un lavoro in nero”. Un meccanismo che rende la vita “impossibile” e li costringe, aggiunge Zampa, “alla prostituzione, a diventare prigionieri o schiavi della microcriminalità”. E punta il dito sulla politica: “Io penso che ci sia una volontà precisa, perché più queste persone vengono rese irregolari più si crea fastidio in chi non si chiede di chi è la responsabilità.

“Ogni roccia rappresenta una tomba”, scrive Adama, partito dal Senegal appena 16enne, oggi a Torino, tra i minori coinvolti da Attanasio per un esperimento letterario, “la parte del libro a cui sono più affezionato”: racconti del loro passaggio nel deserto, senza editing. Eccone uno: “Queste persone sono state morte nel corso di questo pericolo viaggio attraverso il deserto- continua- Alla ricerca di una fortuna pensando che là giù è migliore di quella che pensava di avere. Con la sempre insufficiente conoscenza del futuro e questo si chiama in un caso speranza e in una altro incertezza del domani”.

Speranza raccontata dalle foto dei ragazzi di ‘Scatti liberi. L’Africa negli occhi dei bambini’, voluta dal Cardinal Ravasi e dal Cortile dei Gentili e curata da Mohamed Keita, 25enne ivoriano migrato in Italia a causa della guerra civile che ha deciso di tornare in Africa per dare ad una decina di ragazzi un’alternativa alla strada, attraverso la fotografia. Alla sua storia è dedicato il primo capitolo del libro: senza bagaglio.

BONINO: NO PATROCINIO EVENTO VERONA, ISTITUZIONI SI ATTENGANO A LEGGI

“La libertà di espressione va tutelata, ma le Istituzioni devono attenersi alle leggi che ci sono”. E’ con questa riflessione che Emma Bonino, senatrice di +Europa, a margine dell’aperitivo culturale organizzato da DireDonne, sui minori stranieri non accompagnati, ha spiegato la sua opposizione al patrocinio concesso dal governo e dalle istituzioni locali al congresso delle Famiglie che si terrà a fine marzo a Verona, su iniziativa dei Pro Vita.

“Hanno almeno avuto la bontà di usare la parola ‘famiglie’. I Pro Vita- ha sottolineato Bonino- sono sempre esistiti ed è peraltro un movimento minoritario che abbiamo sempre sconfitto”. Parole severe anche sul decreto sicurezza che nella questione migratoria aggrava ancora di piu’ la situazione dei “minori cosi come delle donne, che, nel dramma complessivo sono i piu’ fragili. A fine 2018 i minori stranieri non accompagnati- ha ricordato la senatrice- erano 10mila e di 5mila di loro non sappiamo piu’ nulla”.

ATTANASIO E ‘IL BAGAGLIO’: MINORI STRANIERI TRA DESERTO E RISCATTO

“Negli ultimi anni, occupandomi del fenomeno delle migrazioni forzate, mi sono accorto che le ragazze e i ragazzi che intervistavo erano sempre più giovani, a volte drammaticamente più giovani della media. Questo è il motivo per cui ho voluto indagare questo fenomeno più a fondo e raccontarlo in un libro”. Lo ha detto all’Agenzia Dire Luca Attanasio, autore de “Il bagaglio”, presentato durante il secondo aperitivo culturale di DireDonne, dedicato ai minori stranieri non accompagnati.

“Questi ragazzi da varie parti del mondo sono costretti a lasciare il proprio contesto in maniera forzata, affrontano dei viaggi infernali, attraversando il deserto del Sahara ad esempio, dai quali spesso non si sopravvive, e lo fanno da soli, senza nemmeno il conforto di un genitore, un parente o comunque una persona adulta- ha raccontano Attanasio- Ho iniziato la preparazione di questo libro in un momento in cui i miei figli avevano la loro stessa età, e questa è stata una grande spinta ad andare avanti per entrare in questo mondo. Dopo le inchieste nei luoghi da cui partono per capire i motivi, i luoghi di transito e cosa succede durante i viaggi, ne ho intervistati qui in Italia oltre 60, ed ho scoperto che si parte in età sempre più giovane perché fondamentalmente l’Europa e il mondo occidentale sono sempre più chiusi, e le loro famiglie- che investono moltissimi soldi per farli viaggiare- scelgono di mandare loro perché sono gli unici che avranno la possibilità di restare qui, per il principio dell’inespellibilità dei minorenni, perché ormai in Europa non esistono ingressi legali. Inoltre- ha continuato l’autore- c’è anche un motivo di maggiore propensione alle sfide che dovranno affrontare durante il viaggio, data dalla loro giovane età. Questi ragazzi mi hanno raccontano di vere e proprie prove di sopravvivenza- sono privati della luce, del cibo, dell’acqua- sono torturati, violentati, e abbandonati in caso di resa fisica”. Nonostante tutto però, ha concluso Attanasio, “c’è un messaggio molto positivo che viene proprio da questi ragazzi. Una volta arrivati nei nostri Paesi infatti, se accolti con un minimo di dignità e serietà, restituiscono cento volte tanto, dal lato economico, umano, culturale. Io stesso, dopo questa esperienza, ho ricavato un’energia nuova, positiva, quella stessa energia di cui il nostro Paese- ormai senescente e in caduta libera in quanto a valori, solidarietà e umanità- ha tanto bisogno”.

LILIANA MELE: SPERO POTREMO VEDERE PRESTO FILM ‘RIACE’

“Aver potuto leggere e interpretare alcuni passaggi del libro ‘Il Bagaglio’ di Luca Attanasio mi ha fatto pensare alle mie origini tra l’Italia e l’Etiopia e anche al Sudan, che è un paese che mi appartiene. Ho rivisto nei passaggi di questo libro, bambini che ho conosciuto, anche miei familiari”. Sono le parole di Liliana Mele, attrice italo-etiope, che ha preso parte all’aperitivo culturale di DireDonne dedicato ai minori stranieri non accompagnati.

Un’esperienza vicina al ruolo che di recente l’ha vista tra i protagonisti del film su “Riace e la storia di Mimmo Lucano, del regista Giulio Manfredonia con protagonista Beppe Fiorello, che ancora non abbiamo avuto la fortuna di vedere”. Liliana Mele, che viene dal laboratorio teatrale Airbag terzo millennio, dell’istituto italiano di cultura e che nel 2000 ha vinto la preselezione di Miss Italia nel mondo ottenendo il titolo di Miss Etiopia, nel film ripercorre il viaggio di cui si è parlato nell’aperitivo culturale. “Sono una donna che affronta il viaggio per arrivare in Italia. La storia del libro mi ha ricordato questa bellissima esperienza professionale e spero che un giorno potremo vedere questo film”.

DI VAIO (VAD): DANZA STRUMENTO DI RISCATTO E DENUNCIA

“Il linguaggio della danza, soprattutto in una sala dove persone si riuniscono per parlare e confrontarsi, credo sia l’unico capace di arrivare per primo, perchè non ha bisogno di traduzioni, è emotivo e arriva diretto, senza poter essere frainteso”. Lo ha detto, all’Agenzia di stampa Dire, Antonio Di Vaio, direttore artistico e coreografo del Visual Arts Department che, per il secondo aperitivo culturale di DireDonne, dedicato ai minori stranieri non accompagnati, ha confermato il sodalizio tra giornalismo e arte proposto come format di questo calendario eventi DireDonne.

La Compagnia, attraverso due coreografie, una dedicata al ‘mare’ e una seconda conclusiva sul dramma delle separazioni familiari, ha interpretato la vicenda drammatica di migliaia di bambini e ragazzi, che sempre più numerosi, si mettono in viaggio da soli per arrivare in Europa, e, ha spiegato Di Vaio, “questo per i giovanissimi ballerini è stato abbastanza ‘traumatico”. Eppure esiste un riscatto: “Diventando personaggi- ha spiegato Di Vaio- attraverso la danza e l’originalita’ di questa compagnia che li vede ‘danzAttori’ hanno saputo immedesimarsi e trovare la chiave giusta per denunciare qualcosa che non condividono”.

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