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VIDEO | A Bologna torna la statua in onore di Umberto I. Un cittadino critica e Merola perde la pazienza

Sulla facciata del Comune di Bologna sono tornate le statue fatte rimuovere da Mussolini. Un cittadino critica Merola: "Ma cosa le è venuto in mente, quel re applaudì un massacro". Scatta il bisticcio

Pubblicato:01-03-2019 01:13
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 14:10

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https://youtu.be/avoZRwzBojE

E’ ora di finirla di togliere o mettere monumenti in base al Governo che è al governo“. E’ il messaggio lanciato dal sindaco di Bologna, Virginio Merola, durante la cerimonia che si è svolta stamattina per inaugurare la ricollocazione sulla facciata del Comune del monumento “L’Amor Patrio e il Valore Militare” di Giuseppe Romagnoli, dopo il restauro finanziato dall’imprenditore Francesco Amante.

Si tratta di un’opera che nel 1909 fu realizzata in onore del re Umberto I e poi rimossa, nel 1943, per volere della Repubblica di Salò. La dedica a Umberto I è riportata nella lapide ricollocata insieme alle statue. Al termine della cerimonia, proprio il collegamento con il re ha spinto un cittadino a criticare il Comune e ne è nato un bisticcio con Merola. La decisione di ricollocare le statue è un modo per sottolineare “quanto sia importante il proprio passato per guardare con fiducia al futuro”, sottolinea Merola al microfono, prima di scoprire le statue. “Voglio sottolineare che restituiamo alla città un’opera di pregio“, continua il sindaco, “che fu messa qui nel 1909 e che poi venne rimossa dalla Repubblica di Salò. Un’opera che parla di patria e di valor militare”.



Per Merola, “abbiamo bisogno insieme di ridare significato alle parole e Francesco Amante ci ha aiutato in questo con un’opera che tornerà visibile”. Patria “significa essere insieme per un destino comune”, continua il sindaco, aggiungendo: “Non so bene perchè la Repubblica di Salò, in nome della Repubblica tardiva e tragica che fece, rimosse questo monumento, ma noi bolognesi pensiamo che la storia non si faccia con le rimozioni bensì guardando in faccia le cose come sono andate e ridando una prospettiva coerente a quanto questa città ha realizzato negli anni”.

Conclusa la cerimonia, Merola riprende il ragionamento con i giornalisti. L’opera riportata alla luce fu “ingiustamente archiviata da Mussolini. Si può pensare quello che si vuole- dichiara Merola- ma non si può nascondere quanto le opere d’arte e la storia hanno dato alla nostra città”.

Il cittadino critico: “Ma si rende conto di cosa ha fatto”?

A quel punto, si intromette un cittadino che, a siparietto concluso, si presenterà come Mario Lugari, “giornalista in pensione e scrittore”, vicesindaco di Modena negli anni ’70. Faccia a faccia con Merola, Lugari gli chiede: “Che cosa ha indotto il sindaco di una città Medaglia d’oro a ricollocare una statua che onora Umberto I, responsabile dell’eccidio del 1898 a Milano? Ma cosa le è venuto in mente, ma si rende conto di cosa ha fatto?“. L’evento storico citato è quello delle famigerate cannonate che il generale Bava Beccaris fece sparare sulla folla milanese, che protestava per il costo del pane: per questo, il militare fu premiato da Umberto I.

Merola: “È ora di finirla di togliere o mettere monumenti in base al Governo che è al governo”

Merola, però, non prende bene l’obiezione. “Lei vede la storia nel senso che quello che è avvenuto nel passato va negato”, dice il sindaco. “No, assolutamente, lei non sa la storia“, ribatte Lugari. “Lei non sa la storia, è ora di finirla– reagisce il sindaco- di togliere o mettere monumenti in base al Governo che è al governo. Si vergogni“. E l’altro: “Si dovrebbe vergognare lei come sindaco”, insiste Lugari, affermando che Merola “non conosce un tubo“. Merola si allontana e con la mano lo manda a quel paese. “Che ignominia per la città”, chiosa Lugari a sindaco ormai lontano.

Nelle scorse settimane, già il giornale online Zic.it aveva sottolineato come il Comune, annunciando il ritorno delle statue, avesse presentato Umberto I come “Re buono” e “grande sostenitore di libertà e ideali democratici”, senza dire “neanche una parola sul fatto che promosse il colonialismo e premiò Bava Beccaris”.


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