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VIDEO | Tamburi Batà, un libro e un’app per vivere la santeria cubana

https://youtu.be/BwkQDXdvfEo NAPOLI - Possono bastare un libro e un'applicazione per smartphone per portarsi a casa un frammento della magia di Cuba? La

Pubblicato:01-02-2019 17:39
Ultimo aggiornamento:01-02-2019 17:39

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NAPOLI – Possono bastare un libro e un’applicazione per smartphone per portarsi a casa un frammento della magia di Cuba? La risposta è decisamente ‘sì’ se il volume è il ‘Diario di un Omo Aña’, abbinato alla BatApp, di Paolo Batà Bianconcini. Il Diario non è per tutti: è un libro dedicato a percussionisti, musicisti, ballerini e cantanti e a chi ha la voglia di imparare o solo perfezionare uno strumento dalle sonorità mai banali. Insomma un manuale, come spiega lo stesso Bianconcini alla Dire, dove “vengono chiariti alcuni concetti ed aspetti importanti del cerimoniale Tambor e la trascrizione di tutti i toque specifici con i canti associati”. Siamo nell’ambito di una musica che affonda le sue radici nell’Africa degli schiavi e che rinasce nelle Regla de Ocha, ovvero la Santeria Cubana. Al centro di tutto i tamburi Batà, la loro magia, il loro ritmo ipnotico.

“Dopo anni di ricerche ed esperienze a Cuba ed in Africa – spiega ancora l’autore e musicista Bianconcini – ho iniziato a trascrivere le innumerevoli informazioni assimilate per poter avere io stesso un quadro più chiaro. Da qui è nata l’idea di condividere con gli altri il mio punto di vista. Dico questo perché una tradizione così antica e tramandata oralmente ha tante verità e la mia è solo una di esse”.


Nella prefazione di ‘Diario di un Omo Aña’ affidata a Irian Lopez Rodríguez uno dei maestri cubani di Bianconcini, si legge che fino a qualche decennio fa i “batà non venivano insegnati, ed io ero concentrato a cogliere tutte le informazioni possibili durante i tambor. Dagli anni ottanta, con l’arrivo dei turisti a Cuba, i maestri hanno iniziato ad insegnare. Il primo tambor a La Habana è Aña Bi ed ai miei tempi i Tambor de fundamento si contavano sulle dita di una mano, mentre oggi in città ce ne sono centinaia. Il tambor trent’anni fa non aveva la guaracha (letteralmente, la danza cubana di ritmo vivace e in tempo binario, ndr) di oggi e spesso dopo un canto specifico ci si fermava, oggi invece si tende a fare sequenze lunghe collegando i canti tra loro. Ogni tambor aveva un Oru seco diverso”.

È in questo complesso mescolarsi di musica e liturgia che Bianconcini, leader del gruppo Batà Ngoma, prova a mettere ordine con il suo primo volume del Diario e con la BatApp distribuita gratuitamente su Google Play e presto anche su Apple Store.  L’applicazione resta comunque, al di là del valore musicale e antropologico del libro, la vera novità. Un’idea che nasce dalla necessità di creare un supporto audio alle partiture presenti nel libro, così con un semplice tocco su un mixer si avrà la possibilità di ascoltare le tracce per poter concentrare lo studio sui singoli strumenti, solo sul canto o sulla melodia nella sua interezza. In BatApp le voci del cantante Javier Pina degli Abbilona e della ballerina e cantante cubana Katia Lopez.

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