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Sanità, Panella: “Aumentare posti nei corsi di formazione, con pensionamenti rischiamo squilibrio”

[video mp4="https://media.dire.it/2017/02/psi_difficoltà.mp4" poster="https://www.dire.it/wp-content/uploads/2017/02/psi_1.jpg"][/video] ROMA - "Per molte categorie e molte specializzazioni mediche noi ci troveremo negli anni

Pubblicato:01-02-2017 16:21
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:51

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ROMA – “Per molte categorie e molte specializzazioni mediche noi ci troveremo negli anni prossimi a fronteggiare una difficoltà: la disponibilità di meno risorse umane di quelle che ci servono. Alcune difficoltà ce le abbiamo già da tempo con specializzazioni come la pediatria piuttosto che l’anestesiologia o la radiologia, a causa di un numero di specialisti che viene prodotto annualmente dalle scuole di specializzazione delle Università inferiore al fabbisogno. Nel caso della Medicina generale e della Pediatria di base questo squilibrio nel corso del prossimo quinquennio sarà molto acuto, molto vivace, e avremo disponibili meno della metà dei medici che saranno andati in pensione da qui a 5 anni”. Lo ha detto Vincenzo Panella, direttore generale della Direzione Salute e Politiche sociali della Regione Lazio, commentando all’agenzia Dire il previsto pensionamento nel Lazio, entro il 2021, di 1.377 medici.

   “Credo che non sarà possibile assicurare il livello di cure a cui siamo abituati con un numero così inferiore e sarà necessario trovare – lo stiamo facendo anche aumentando il numero di posti per il corso di formazione di Medicina generale – per tempo dei rimedi. Il rapporto ottimale tra medico e paziente è di 1 a 1000– ha continuato Panella- questo rapporto si è oramai andato equilibrando nel corso del tempo e garantisce un’adeguata assistenza medica di base. Abbiamo spesso detto che il medico di base ha un ruolo importantissimo nel funzionamento dell’intero sistema sanitario e naturalmente, per questi due motivi, non vogliamo privarci di tale risorsa”.

   Secondo Panella “laumento del numero di posti nei corsi di formazione e altre soluzioni che stiamo cercando di individuare insieme alle categorie interessate (pediatri di libera scelta e medici di medicina generale) dovrebbe servire a scongiurare questo ‘shortage’ di risorse umane che avrebbe un riverbero negativo sulla qualità dell’assistenza primaria”. Suddetta assistenza, ha precisato Panella, “è fatta di continuità delle cure, ambulatori aperti anche il sabato e la domenica, e di un ruolo del pediatra e del medico di base che si è andato espandendo. Non vorremmo che dopo anni di questa espansione, per un motivo che non dipende dalla programmazione sanitaria ma dalla programmazione della formazione, dovessimo invece assistere alla riduzione di questo ambito di assistenza. È uno sforzo sul quale siamo fortissimamente impegnati“.




“EDILIZIA SANITARIA, CON PROTOCOLLO D’INTESA INTERVENTI CANTIERABILI IN UN ANNO”

“Siamo alla terza fase dell’articolo 20 della legge 67 che aveva finanziato decenni fa un programma straordinario di edilizia sanitaria. Questa terza fase, che per la verità avevamo programmato in maniera vasta per una quantità di un po’ più di 500 milioni, per motivi di finanza pubblica è stata finanziata solo in parte e abbiamo interventi per 264 milioni”, ha aggiunto Panella.

“Abbiamo superato il vaglio ministeriale che ha approvato questo programma di terza fase, in cui si prevede il completamento dell’Ospedale dei Castelli, la ristrutturazione e la messa a norma antisismica e antincendio di numerosi ospedali. Moltissimo, inoltre, è dedicato alla parte non ospedaliera: la Rete dei distretti, le Case della salute, i servizi per l’infanzia, i consultori e così via. L’intesa raggiunta con il ministero della Salute deve essere consolidata dal ministero dell’Economia. Molti di questi progetti sono quasi cantierabili- ha proseguito il direttore generale- ed è immaginabile che non appena ci sia lo sblocco definitivo del protocollo d’intesa che finanzia questi interventi, nell’arco di poco tempo, non più di un anno, si potrà passare dal progetto all’apertura dei cantieri“.

Per il Lazio è “un cambiamento molto significativo che serve a riequilibrare la componente ospedaliera, ammodernandola con quella territoriale che è il necessario complemento per la continuità delle cure. Un progetto edilizio- ha concluso- che assiste un’idea di programmazione sanitaria”.



“SALUTE MENTALE, SI MOLTIPLICANO I BISOGNI”

Nel Lazio “più che un aumento” dei minori presi in carico dai servizi di riabilitazione di Salute mentale dell’età evolutiva, “si stanno moltiplicando le esigenze e i bisogni” dei minori, chiarisce il direttore generale della Direzione Salute e Politiche sociali della Regione Lazio Vincenzo Panella, intervistato dall’agenzia Dire sulla situazione della neuropsichiatria infantile e dei servizi di riabilitazione per minori con disabilità e/o disturbi psichici.

Ci sono fenomeni nuovi che emergono prepotentemente nella realtà operativa dei servizi– ha spiegato Panella-, ben prima che arrivino alle cronache”. Per esempio “i fenomeni di disagio che si esprimono con tutto il tema del bullismo, e che implica un nuovo rapporto con l’istituzione scolastica”. Da un lato si tratta di “attività di prevenzione che fino a ieri non avevamo immaginato dovessero esserci, dall’altro lato, per esempio, la continua evoluzione dei Disturbi del comportamento alimentare (Dca) che ha proprio nell’adolescenza il suo punto di maggiore debolezza. Su questo stiamo costruendo la Rete per l’attività di assistenza sia territoriale che residenziale“.

Il direttore della Direzione Salute e Politiche sociali della Regione Lazio ha precisato: “Sono bisogni nuovi, che naturalmente si aggiungono e qualche volta si sovrappongono al quadro preesistente, e che fanno lievitare anche la popolazione che si rivolge ai servizi per l’età evolutiva. Una popolazione costituita dal minore e, molto spesso, dal suo contorno familiare e dall’ambiente in cui vive”.

Si tratta di “realtà che implicano risposte complesse e integrate, che devono vedere necessariamente la sanità, i servizi sociali e l’ente locale in una visione unitaria- ha sottolineato Panella- per restituire alle persone un servizio globale, che qualche volta si frammenta nei vari pezzetti nei quali si compone l’insieme dei servizi pubblici”.

L’obiettivo della Direzione Salute e Politiche sociali “è mettere insieme questi pezzetti, evitare che i percorsi di cura e di assistenza appaiano frammentati, e sollevare le famiglie e i minori dall’ulteriore fatica di mettere insieme pezzi di un unico percorso assistenziale. Questa è una fatica che tocca a noi- ha concluso il direttore generale- ed è un leit motiv della riorganizzazione che stiamo portando avanti tra Salute e Sociale, tra età minorile ed età adulta”.



“CASE DELLA SALUTE, UNA POLITICA CHE STA FUNZIONANDO”

La politica di apertura delle Case della Salute nel Lazio “sta funzionando” ha continuato Vincenzo Panella, direttore generale della Direzione Salute e Politiche sociali della Regione Lazio, intervistato dall’agenzia Dire. “Il medico di medicina generale e la presa in carico del paziente cronico da parte del medico di medicina generale sono la chiave di volta di questa modalità di vedere la Salute”.

Un progetto che “espanderemo progressivamente. Ne sono già aperte molte, altre stanno per essere aperte. L’obiettivo finale è di averne quante ne basta in tutto il Lazio– ha affermato Panella- più di una per ciascun distretto, utili anche ad asciugare l’ospedale delle funzioni improprie che oggi svolge. Pensiamo al ruolo che le Case della Salute e gli ambulatori del sabato e della domenica, al suo interno, svolgono e stanno già svolgendo nel decongestionamento dei pronto soccorsi. È naturale che se le persone hanno un’alternativa al Pronto soccorso per le patologie non gravi, dove i codici bianchi o verdi sono costretti ad attendere moltissimo, la usano. Noi stiamo costruendo questa alternativa”.

Il progetto regionale sulla realizzazione e il potenziamento della Rete delle cure primarie, che ha “come perno la Casa della Salute” continua quindi “a rimanere una chiave di volta nella strategia di cambiamento della sanità del Lazio. Rappresentano nel mondo della sanità extra ospedaliera- ha precisato il direttore- la visibilità del cambiamento per un nuovo modello”.

A cosa servono le Case della Salute? “Ad offrire al cittadino non un arcipelago di servizi distribuiti qua e là nel territorio, ma un unico riferimento nel quale le persone possano trovare tutto quello che serve loro quando non hanno bisogno di ospedale“, ha chiarito Panella.

La malattia cronica, “aumenta di anno in anno in maniera significativa”, e vede il malato “avere spesso bisogno di interfacciarsi con lo specialista, con la parte diagnostica, con i controlli con il medico di medicina generale per i presidi, gli ausili e tutto quello che non è ‘acuzie’. La Casa della Salute vuole offrirsi come un unico contenitore per tutti questi bisogni, inclusi quelli di carattere più sociosanitario, più sociale”. Infatti, è previsto che nelle Case della Salute, “ci sia il punto unico di accesso sia alle attività sanitarie che a quelle sociali. Molti di questi punti unici di accesso già oggi sono gestiti in condivisione con i Comuni e con gli enti sociali: personale dell’uno e dell’altro ente- ha raccontato Panella- sta dietro allo stesso sportello per offrire al paziente una risposta a tutti i bisogni di cura. Pensiamo agli anziani, ai disabili, in cui a volte è difficile discriminare quanto di sociale e quanto di sanitario ci sia in una loro esigenza”.

Questo servizio aiuta a “riunificare tutto quello che si fa sparso nel territorio in un unico punto– ha concluso- le Case della Salute già funzionanti rispondono a questo principio”.

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